Regia di Jazmín López vedi scheda film
L’argentina Jazmin Lopez realizza un’opera prima dall’apparato produttivo molto intelligente. Facendo economia di inquadrature e di elementi profilmici, lunghi pianisequenza con camera a spalla e una location presumibilmente gratuita, “Leones” è uno di quei film che fanno sognare i giovani cineasti squattrinati smaniosi di girare il loro primo lungometraggio e desiderosi di sentirsi ripetere il solito, ottimo consiglio: l’importante è avere una buona idea! E la Lopez la buona idea l’ha avuta, arricchendola con un tocco delicato e sensibile che conferisce alla pellicola una discreta originalità estetica. Certo il film metterebbe a dura prova la pazienza di un pubblico giovane (nonostante abbia dei ragazzi come unici protagonisti) con le sue lungaggini visivo-contemplative e anti-narrative (a volte davvero estenuanti al punto tale che sorge il cattivo pensiero che la regista volesse a tutti i costi raggiungere una durata standard per poter rientrare nella categoria del lungometraggio). Forse il film si rivolge infatti a un target un po’ più adulto, come probabilmente erano i giovani protagonisti prima di “entrare” nel bosco.
È di certo questo l’aspetto più affascinante dell'opera: la regista non si interessa troppo di cosa sia successo prima dell’ingresso dei giovani nella foresta. Lo accenna appena nelle registrazioni e con pochi indizi sparsi lungo la vicenda. La domanda che invece tenta di trovare risposta con malinconico romanticismo è “Cosa c’è dopo”? Che il film sia pervaso da un certo misticismo è chiaro fin da subito e gli attori ce lo ricordano continuamente con una recitazione anti-naturalistica, sovreccitata ma comunque piacevole e intrigante.
“Leones” affascina e fa vagare la mente dello spettatore lontano dal significante e spesso anche dal significato, e superando il paradosso di trovare ammaliante un’opera che si regge su un pretesto che viene appena suggerito e mai mostrato e per di più si richiede di non preoccuparsene, si riuscirà certamente ad assegnargli una collocazione di tutto rispetto nella nostra memoria cinefila.
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