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Leones

Regia di Jazmín López vedi scheda film

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La recensione su Leones

di Mulligan71
8 stelle

L'incipit di questo ottimo film dell'argentina Jazmìn Lopez, giovanissima, classe 1984, potrebbe essere quello celeberrimo di Dante, quel "Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura", e forse, chissà, è stato davvero l'origine dell'idea cinematografica alla base di "Leones". Certo, qui "la selva" non è poi così oscura, ma l'anima nascosta del bosco, fra le sue albicocche, le sue pozze d'acqua salata e i campi di di delphinium, è sicuramente soffocante, nera, misteriosamente cupa. I protagonisti sono cinque ragazzi che vagano, in apparenza perduti, alla ricerca della casa che dovrebbe ospitarli per una breve vacanza. Sono adolescenti normali, con storie d'amore accennate, amicizie, paure, solitudini, fra cui s'inscenano i tipici meccanismi di quell'età, fra goliardate, pulsioni sessuali, e una sfrontata, tenera innocenza. Camminano fra questi arbusti, fra gli alberi, si raccontano, si preoccupano della meta che non riescono a raggiungere, girano in tondo, s'inventano giochi di parole per allontanare l'inquietudine, ridono e si baciano, ma su di loro c'è come un velo, un'ombra, una malinconia che si fa via via più penetrante, fino a svelare il destino di tutti loro. Solo Sofia, con le sue domande, la sua sensibilità e la sua paura, capisce il perché del loro stare insieme e della pioggia che verrà, catartica e finale. E' attorno a questa figura, molto bella, che si muove lentamente la regista, bravissima a farci sentire, nel senso di "to feel", l'ineluttabile che li attende. Un lavoro, questo, di pura sensazione, è un film che nonostante le relativa brevità, ottanta minuti, necessita di pazienza e attenzione, ma che vi ripagherà con una storia diversa e a suo modo universale. Uno sguardo sull'abisso, sconcertante e allo stesso tempo struggente. Un trionfo dell'idee sul solito fracasso inutile delle grandi produzioni. Meraviglioso.

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