Regia di Haifaa Al-Mansour vedi scheda film
«Una ragazza non possiede altro che il suo velo e la sua tomba» dice un proverbio saudita. Il fatto, però, è che a Wadjda quel velo e quella tomba non bastano. Questa 12enne - figlia di una donna sola, abbandonata dal marito per una nuova, fertile moglie - vuole possedere (sì, possedere) qualcos’altro: la bicicletta verde del titolo italiano. Primo film girato integralmente in Arabia Saudita (con l’ausilio di capitali tedeschi) e, inoltre, primo a essere diretto da una donna (con walkie talkie dal retro di un camioncino, quando necessario per sfuggire alle denunce), La bicicletta verde è una piccola grande opera di dolce e penetrante realismo, ispirato dalle forme che da De Sica portano a Kiarostami, forme che qui, in questa terra dove i cinema non esistono, non divengono più aspre, ma sorprendentemente si ammorbidiscono. Un film in cui la tesi non soverchia la narrazione, ma ne è diretta conseguenza: i dettami della dottrina wahabita, l’ottusità delle discriminazioni sessuali, i cul de sac logici e le ipocrisie del dogma fondamentalista si scontrano non tanto con una concezione idealistica del mondo, ma con i sogni e i bisogni pratici di un’adolescente spensierata ben prima che rivoltosa, razionale ben prima che scientemente eretica, un tenero soggetto teso tra una concezione del mondo capitalistica (il desiderio è in primis una variante economica), l’ammicco alla cultura Occidentale e il diktat musulmano radicale. Musica hard, Converse ai piedi, aria da maschiaccio, Wadjda pare rivendicare pragmaticamente il diritto di essere protagonista di un qualsiasi teen movie. Il resto viene da sé. E se l’oggetto del desiderio, il frutto assurdamente proibito, è semplicemente per giocare, per divertirsi prima che per opporsi, il modo con cui vuole conquistarlo, l’affronto, è la dedizione utilitaristica alla regola, lo studio competitivo del Corano a fini di lucro. Così, a scuola, Wadjda piega l’apparato ideologico di Stato al suo fine: vincere la gara di recitazione del testo sacro per soddisfare la propria volontà. Amen: la sua innocenza maliziosa denuda con noncurante leggiadria ogni Re di questo film fieramente al femminile, importante restituzione di un punto di vista negato.
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