Regia di Abdallah Omeish vedi scheda film
Testimoni di martirio o eroi da cinepresa,uomini alla "Robert Capa",sempre in "prima linea", a testimoniare il rumore d'una pallottola,il deflagrare d'una granata,o l'acre profumo dei cadaveri.
Il cinereporter di guerra è un mestiere sporco,lo si fa solo se lo si ama,è l' avere dentro il fuoco della passione per un impiego rischioso,di quelli che sai di essere vivo al mattino,senza sapere se tornerai nel tuo cantuccio.
Chris Hondros e Tim Hetherington erano due cosi',col fuoco sacro del mestiere inciso nell'animo,con la possibilita' di vivere all'estremo del rischio.
Vita vera quella loro,di quelle che da bambino sogneresti di vivere,pur col rischio adrenalinico d'una paura che non t'abbandona mai.
Il documentario "Witness Lybia" prodotto da Michael Mann e diretto dal giovane regista libico Abdallah Omeish è un omaggio ai due fotoreporter,americano e inglese,morti durante un bombardamento nella citta' di Misurata.
E' una cinepresa a mano di stampo documentaristico a guidare le immagini.
Dure,nude e crude,d'un paese falciato in due da una guerra civile,dopo gli anni egemoni del "rais" Gheddafi.
Abdallah Omeish conosce bene luoghi e situazioni,spingendosi oltre,scava nelle fosse trincerate dove le mine amputano sogni e speranze di liberta'.
Nonostante il rovesciamento della dittatura "Gheddafiana", la Lybia è oggi un paese dominato dal caos.Una confusione di tipo tribale,in fazioni di popolo che lottano per il dominio "padronale" della terra.
Neri,bianchi e arabi sono un relitto d'umanita' disagiata,emarginata da un conflitto amaro,che ha lasciato orde di cadaveri bruciati dal sole.
Il regista non tralascia nulla all'immaginazione,mostrando foto di corpi lacerati di morte e pallottole,accompagnate da importanti testimonianze della popolazione.
La vera voce "off" del film,oltre alla telecamera è quella del reporter Michael Christopher Brown,ferito nel bombardamento dove persero la vita Hondros ed Hetherington.
Brown ritorna sul "luogo del delitto",informandosi col fiuto del reporter.Il lavoro è una "missione" da compiere,egli ne è testimone con gli occhi e la passione per la notizia.
Tra quartieri dissacrati di bombe,bambini falangisti,guerriglieri e degrado assoluto, la voce e il viso di Brown lanciano al mondo le "cartoline" d'una guerra "conclusa",eppur mai finita.
Il documentario di Mann e Omeish colpisce per questo,nel tenerci sospesi sul filo delle notizie d' una terra violentata nell'orgoglio da anni di repressioniBombe e armamenti "sotterrati" dal rais Gheddafi,padrone assoluto di distruzione di massa e sporca teocrazia.Gheddafi il teocrata e "poeta" dei
miliardi a palate, di oligarchia petrolifera,di armamenti e missili Mig,testimonianze di metallo freddo e palpabile d'un regime pronto a scagliare violenza.
Il reporter Brown mostra capannoni asettici,quadri urbani dallo stilismo lacerato,e di mezzo quelle armi,abbandonate a se stesse,ferme nell'orribile freddezza inespressiva.Rimarrano li,a "morire" come il loro padrone,scaraventate su una terra arsa di speranza.
L'omaggio di Brown ai colleghi morti è un "passepartout" di nuova vita, sopita nel cuore di un popolo sofferente.
Il regista Omeish ci porta per mano nella citta' di Misurata,soffocata e lacerata,eppure irrimediabilmente viva,come l'anima di quei reporter che rischiano la vita ogni giorno.
A stretto contatto con la morte,le pallottole che fischiano,gli uomini "di notizia" fanno parte della rara ed esimia categoria di chi crede fermamente nel proprio "lavoro".Anche se alla fine tutto è parte d'un eroismo nascosto,che all'improvviso spunta, ricordandoci il sacro valore d'un mestiere strano, impavido,ma molto passionale.Un qualcosa d'appartenente ad una schiera esigua di uomini, il cuore della speranza in terre distrutte come la Libia odierna vive sopratutto grazie al loro coraggio......
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