Regia di Hinde Boujemaa vedi scheda film
Dopo aver portato alle dimissioni Ben Ali, aver votato gli islamisti di Ennahda alle elezioni 2011, dopo una crisi politica nata per contrastare i conseguenti effetti collaterali, dopo aver raggiunto, sotto un governo tecnico, la democrazia con l’approvazione di una nuova Costituzione (che riconosce l’Islam come religione di stato, ma prevede uguaglianza tra i sessi e libertà di credo), la Tunisia attende, sul finire del 2014, nuove votazioni. Ma mentre la primavera araba, in quel 2011, insorgeva, mentre la storia articolava la parola rivoluzione, una donna si chiedeva cosa fosse cambiato, per lei. E si rispondeva: «Nulla». Quella donna si chiama Aida, e la macchina da presa di una donna, Hinde Boujemaa, l’ha seguita per 18 mesi, corpo a corpo con il suo arrancare quotidiano, con la sua ostinata ricerca di dignità tra i quartieri degradati di?Tunisi. E mentre le cose intorno cambiano, la lotta di questa persona - cocciuta e disperata, stremata e violenta - continua come sempre, indifferente a una rivoluzione che per lei, troppo marginale per poter credere in un mondo migliore, è solo un’occasione per riuscire a sopravvivere. Boujemaa pedina lei e il figlio in un esempio di cinema diretto che cerca nel reale le aporie, i punti critici, quel che di contraddittorio si cela in ogni evento storico, mentre traccia le linee di un complesso ritratto di donna che è anche una riflessione sugli ultimi. Purtroppo, l’etica dello sguardo del film non sempre è rigorosa. Presentato a Venezia 2012.
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