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Betrayal

Regia di Kirill Serebrennikov vedi scheda film

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La recensione su Betrayal

di Spaggy
8 stelle

Betrayal. Tradimento. Quale miglior tema da portare al cinema? Letto, riletto, raccontato in mille forme differenti. Il film di Kibill Serebrennikov rischierebbe di passare inosservato se ci si limitasse alla sola analisi della sceneggiatura. Dopo la fascinazione iniziale, quando ex abrupto si entra nella storia e il caso comincia a giocare una parte determinante (si veda, ad esempio, la sequenza dell'auto che piomba sulla folla alla fermata dell'autobus),

Betrayal sembra diventare prevedibile ma man mano che scorrono i minuti acquistano potenza il sottotesto e l'uso della macchina da presa da parte del regista, che regala sequenze che, nonostante talvolta siano "sporche", restano impresse. Da citarne almeno due su tutte: la scena in cui lui e lei, due senzanome, si ritrovano in un sottopassaggio - con la telecamera che ruota di 360° attorno a lui, senza mai uno stacco - e quella in cui lei scende le scale dell'appartamento dove erano soliti incontrarsi il marito e l'amante). Colpisce inoltre per peculiarità una scena che, girata in piscina, può essere definita "impressionistica", scena in cui la camera è allo stesso livello dell'acqua, restituendo un'immagine talmente nitida da sembrare semplicemente la ripresa di una parete.  

La fotografia, ricca di esterni autunnali, alberi spogli, viali ricoperti di foglie ormai secche ed elementi architettonici freddi, restituisce la tristezza che logora gli animi di lui e lei, i due traditi, che in un primo momento per il disperato bisogno che hanno di amare e di essere amati accettano anche di non essere sfiorati (simbolica ad esempio la scena di lei che ricorre all'autoerotismo mentre il marito fedifrago a letto non la degna neanche di uno sguardo) o di sentirsi accusati di crudeltà di fronte a una semplice domanda.

L'amore in Betrayal ha diverse sfaccettature. È sopportazione, che si riflette sul volto di lei, quasi sempre deprivata della sua femminilità: capelli raccolti, viso pallido e senza ombra di trucco. È vendetta, che si consuma mentre i fedifraghi sono intenti in un amplesso da esibizionisti. È complicità tra coloro che hanno vissuto l'onta di aver perso (o di non aver mai avuto) qualcuno su cui si era poggiata un'intera esistenza. è rinascita, come accade a lui e lei dopo cinque/sei anni. È tradimento, non più subito ma commesso: da vittima a carnefice. È sospetto, nato dal senso di colpa. Ed è morte: si può morire di troppo amore. Non è un caso che lei e lui si incontrino la prima volta nello studio di lei, cardiologa, per una visita di controllo che avrà le sue conseguenze sul finale.  

La scelta di lasciare come colonna sonora i rumori provenienti dal set - automobili, pioggia, passi - conferisce a Betrayal un tocco di cinema verità che porta lo spettatore ad empatizzare con i due protagonisti, a subirne sulla pelle ogni piccola lacerazione interiore - anche il più irrazionale dei gesti (lei che mangia della terra) trova sempre spiegazione (in un secondo momento lei rivela di essere sterile) - e a viverne il tormento. In un momento cruciale della storia, il regista opta per un salto temporale che in un primo momento mischia le carte in tavola e stordisce: nessuna indicazione segna il passaggio e per qualche minuto si ha la sensazione che tutto sia stato un sogno o una visione. Grandissima interpretazione di Franziska Petri (lei), abile nel rendere credibile un personaggio che ammalia e al tempo stesso spaventa.

Prima sorpresa del Festival di Venezia 2012.

Voto: 8,5

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