Regia di Peter Brosens, Jessica Woodworth vedi scheda film
Probabilmente un film per spiriti elevati, troppo elevati.
Attenzione, qui i film complessi non solo sono i benvenuti ma quelli più apprezzati.
Solo per dare un dato il miglior film nel blog del 2011 è stato Dogtooth, del 2012 Synecdoche New York, film paradossalmente molto più complessi di questo ottimo La Quinta Stagione.
Con questi film i diversi gradimenti dipendono tutto da se e come si riesce a trarre interpretazioni personali di tutte le metafore,allegorie e simbolismi dei quali sono pervasi.
Io qui ho faticato, e tanto. E siccome a rischio di non scriver nulla non leggo mai niente altrove prima di mettere nero su bianco qualche mia impressione, posso solo parlare di quello che penso.
Un passo indietro.
E' davvero affascinante e curioso come ogni volta che il cinema parla delle piccole comunità, specie quelle contadine o di montagna, l'elemento principale che viene usato per svolgere la trama, e sconvolgere la vita ferma e millenaria degli abitanti, è l'arrivo del Forestiero. Penso a capolavori come Dogville e la bellissima Grace, penso a Il vento fa il suo giro e al pastore francese, penso all'assurdo Calvaire e al cantante di piano bar e, perchè no,si potrebbe andare anche allo straordinario Cane di paglia e al professorino di matematica. Sarebbe bello analizzare per ogni singolo film la diversa valenza e il diverso impatto che il forestiero dà alla comunità ma tutto questo meriterebbe un post a parte.
Qua il forestiero è molto simile agli altri abitanti che quasi lo si confonde. Però è l'ultimo arrivato ed è un filosofo. Ed ha un figlio handicappato.
Fatto sta che in un remoto paesino belga all'inverno non segue la primavera. L'inverno va avanti e avanti.
Sapete chi mi ricorda un soggetto così? L'immenso Saramago. In ogni suo libro avvengono cose assurde e insensate senza alcun perchè e il lettore (e qui lo spettatore) le prende solo come dato di fatto. La cecità improvvisa, la gente che smette di morire, il Portogallo che si stacca dalla Spagna e cose così. Sì, La quinta stagione avrebbe potuto scriverlo lui.
(mamma mia quanto vado lungo, ancora non ho detto nulla del film...)
La pellicola ha una forza atavica impressionante perchè interamente incentrato sul millenario corso della Natura e dei riti e delle tradizioni umane. Mi riferisco infatti non solo ai fenomeni naturali che di punto in bianco, senza l'arrivo della primavera, sono sconvolti con le api che muoiono, le mucche che non danno latte, la terra che non germoglia ma anche a dinamiche molto più umane.Su tutte il rito paesano di cacciata dell'Inverno con quel mucchio di legna che non prende fuoco e il presagio di qualcosa di terribile che potrebbe accadere. Ma penso anche alle bellissime sequenze dei due ragazzi che si richiamano con i fischi, un richiamo d'amore animale che si perde nella notte dei tempi. Tutto nel film ha qualcosa di atavico.
Però la situazione adesso è nuova, il paese sempre in inverno va in rovina, comincia a mancare il cibo, la gente, piano piano, impazzisce.
Probabilmente la Natura fermando il suo corso ha voluto punire un'umanità gretta e meschina. E quest'umanità gretta e meschina che vede la propria vita completamente modificata può trovare un solo colpevole, il forestiero, perchè unico ingranaggio nuovo in una macchina che da millanta anni funziona perfettamente.
Film d'immagini di infartuante bellezza (già l'incipit con quella carrellata lentissima sul tavolo è strepitosa), tanti quadri in movimento da fermarli là dove sono e guardarli e rimirarli, una regia di classe immensa.
Però la narrazione, molto frammentaria, lascia a desiderare e le minivicende al suo interno, il rapporto paese-filosofo o l'amore tra i due ragazzi arrivano a degli epiloghi con la sensazione che manchi qualcosa nel mezzo. Gli strepitosi 10 minuti finali, preannunciati da quell'uomo con la maschera e la gallina morta nel tavolo, roba da restarci secchi per bellezza, arrivano a mio parere in un modo non del tutto convincente, leggermente esagerato per quello che avevamo visto finora. E ho notato un eccesso di simbolismo che ho faticato a decifrare.
Le maschere,gli struzzi, il bambino handicappato che risponde al richiamo, le mega marionette che bruciano, tutto che brucia a dir la verità, la bambina che fluttua nell'albero.
Troppi simboli.
Forse però quegli struzzi rappresentano un nuovo inizio, la primavera.
E allora, molto strano, pare quasi che davvero quel forestiero avesse causato tutto.
Perchè, ricordiamolo, il falò non era bruciato nemmeno questa volta.
Posso tentare molte interpretazioni a tutto ma faccio fatica.
La sensazione di eccessiva autorialità non riesce a togliermisi di dosso.
Meglio godere della visione e non tentare la comprensione assoluta.
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