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Iolanda, tra bimba e corsara

Regia di Tonino De Bernardi vedi scheda film

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La recensione su Iolanda, tra bimba e corsara

di OGM
7 stelle

Infanzia. Fantasia. Il mondo in piccolo. Le avventure dei romanzi sono miniature di una realtà inventata, che è il riflesso interiore di ciò che è invisibile, eppure esiste. Emilio Salgari non aveva mai visitato i luoghi descritti nei suoi racconti. Ed anche i bambini, quando giocano, simulano situazioni che non possono avere sperimentato, eppure dominano perfettamente. Indossano un costume, impugnano una spada di plastica ed una bandiera nera col teschio, e in un attimo diventano pirati, impegnati in una caccia al tesoro, nel fitto di una giungla che non c’è. L’omaggio di Tonino De Bernardi al grande scrittore veronese è un girovagare ragionato tra la dimensione ridotta dell’intimità domestica e quella colossale dei viaggi verso terre lontane. Le immagini della sua Torino, degli angoli delle case, dei giardini, delle strade, si alternano con i fotogrammi di un’India mistica e popolare, fra danze tradizionali e villaggi invasi dai rifiuti. I protagonisti sono, ancora una volta, i suoi familiari ed i suoi collaboratori, colti in una quotidianità sempre serena e creativa, nella quale il pensiero aggiunge poesia senza sottrarre leggerezza. Giulietta è madre di tre figli ed attrice di monologhi. Alberto è padre, marito e montatore di film. Nel loro appartamento risuonano, oltre alle voci allegre dei piccoli Teresa, Caterina e Tommaso, i brani de Il Corsaro Nero, letti dalla costumista Mariella. E, ogni tanto, la macchina da presa stacca sui volti di altri testimoni, a cominciare da Andrea Mantelli, paziente realizzatore di riproduzioni di stadi, tifosi, calciatori, che eterna il suo amore per lo sport in monumenti minuscoli e dettagliati come case di bambole. Parlare di Emilio Salgari, o meglio delle sue vita, tempeste, sciagure - secondo il titolo del saggio di Giovanni Arpino e Roberto Antonetto - significa ripercorrere un’esistenza in cui l’arte ha portato una luce bellissima, però gravata dal sacrificio, dalla fatica e dalle difficoltà economiche. Quel cammino si è intersecato con la follia, e si è concluso con una tragica morte. La moglie Aida finì in manicomio. Lui, poco dopo, si suicidò. Non si può dunque fare a meno di trattare l’argomento principale, quello del sogno esotico, come la splendida premessa ad un finale ombroso: il costume rosso e giallo della fanciulla che salta la corda sul grigio sfondo di una baraccopoli. Lo squallore è l’abisso al di sopra del quale tutti viviamo sospesi. Bisogna combattere con ogni mezzo, per non cadervi. Con la disperazione, come quella donna che un giorno, mentre veniva condotta a forza in un ospedale psichiatrico, continuava a gridare io non sono pazza. O con la semplicità, come quei ragazzini che, con pochi oggetti raccolti qua e là, non smettono mai di interpretare le loro straordinarie favole. O, ancora, con l’estro improvvisato di quel cantore dei giorni nostri, che recita versi sciolti seduto al tavolo di cucina, con in mano un bicchiere di vino, mentre una chitarra accompagna la lamentosa cadenza della sua ballata autobiografica. Iolanda, la figlia del Corsaro Nero, si esprime con tutti i registri di voce: lo squillo della sua innocenza di bimba, e la forza selvaggia della sua natura corsara, passando attraverso la quieta mediazione della metafora: una musa dimessa che si aggira ovunque, in mezzo alle cose comuni della vita di ognuno.

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