Regia di Romolo Guerrieri vedi scheda film
Uno dei film più significativi del genere polizi(ott)esco, non foss'altro per la domanda contenuta nel titolo, indicativo di un clima che si respirava in Italia a metà degli anni Settanta. La serietà dell'operazione si vede già dal primo nome nel cast, quello di Enrico Maria Salerno. La sua figura di poliziotto problematico - separato dalla moglie, con un figlio antagonista della polizia, senza donne, completamente dedito al lavoro, sfiduciato del sistema giudiziario italiano - è già emblematica: e colpisce soprattutto il suo desiderio di paternità, sfogato soprattutto con il sottoposto fedifrago Pambieri piuttosto che con il figlio di sangue Momo, che rifiuta per assioma il principio d'autorità. L'ambientazione genovese è un punto di forza del film.
Meno incisiva rispetto ad altre prove dello stesso Luis Bacalov.
Per fortuna negli anni Settanta aveva realizzato opere dignitose come questa o "Liberi armati pericolosi", perché negli anni Ottanta si dedicò a pseudofilm eroticomici come l'orripilante "La gorilla".
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