Regia di Agostino Ferrente, Giovanni Piperno vedi scheda film
Napule è mille culure, cerchiamo di capire quali. La bellezza di Napoli è come quella di Marsiglia: non si può fotografare, solo condividere. E a condividerla prova un notevole film intitolato Le cose belle, che speriamo abbia la distribuzione e il successo meritati. Apparentemente, un documentario. Poi i due autori manipolano materiali di un lontano passato (1999: reperti di un precedente lavoro intitolato Intervista a mia madre) montandoli con immagini di oggi; ma i personaggi centrali sono sempre gli stessi, ieri bambini o adolescenti, oggi adulti o quasi, affacciati su un altro mondo, ancora più problematico. Fabio, Enzo, Adele e Silvana: da quando la “città obliqua” pareva proiettata verso il mondo e il suo rinascimento, con il sindaco Bassolino, al soffocare della monnezza che copre ogni colore, altro che mille. Le cose belle racconta di ragazzi e ragazze che non si arrendono, nonostante la disillusione. Ieri guardavano alla “copertura delle buche” come a un successo di tutti, oggi alla speranza spicciola di chi forse tira a campare, per cui le cose belle sono più quelle sognate di quelle vissute. Ma attenzione: nessun vittimismo da queste parti, meglio un pragmatismo mai domo che della città sa cogliere gli aspetti speciali e il disincanto. Le cose belle è prodotto da tre donne, Donatella Botti, Antonella Di Nocera, Donatella Francucci, e diretto da due uomini, Agostino Ferrente e Giovanni Piperno. Non perdiamoli di vista.
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