Regia di Josh Boone vedi scheda film
Prima di girare il successo, soprattutto tra le fila del pubblico “teen”, “Colpa delle stelle” (2014), questo è il titolo che ha permesso al regista, qui anche sceneggiatore, Josh Boone di farsi le ossa e quindi notare.
Una pellicola romantica con più sfumature drammatiche che leggere anche se poi non si affonda praticamente mai il colpo.
Dopo il divorzio tra Bill (Greg Kinnear) e Erica (Jennifer Connelly), la famiglia Borgens si è inevitabilmente disunita, con il giovane Rusty (Nat Wolff) che si barcamena tra i due, mentre la scrittrice in erba Samantha (Lily Collins), oltre a sviluppare cinismo, non vuole più saperne nulla di sua madre che considera colpevole dell’accaduto.
C’è comunque tempo per cambiare le cose e (ricominciare a) guardare avanti.
Sei personaggi in cerca d’amore.
Che sia il primo della propria vita, quello di un nuovo inizio o quello famigliare, tra attese ed azioni, modi diversi di porsi di fronte agli eventi, tra chi se ne rimane sulla difensiva e chi prova a (ri)scrivere il proprio futuro con spirito d’iniziativa, con le esperienze pregresse che segnano i comportamenti (il cinismo di Samantha).
Un collage costruito senza una particolare ispirazione che crolla di fronte alle (presunte) rivelazione salienti (trattate malissimo), con pezzi abbandonati e scelte dei personaggi non sempre attribuibili a motivazioni ben argomentate, tra citazioni di canzoni e libri (ed occhio al cammeo vocale di Stephen King nei panni di se stesso) nel più classico stile indipendente americano.
Ma di quest’ultimo manca la freschezza, al contrario il cast sarebbe promettente (e rimane il fattore che mi ha incuriosito), ma poi nessuno brilla in maniera particolare per quanto Greg Kinnear ci metta un attimo ad entrare nei panni del marito abbandonato e Lily Collins regali un paio di fiammate, mentre Jennifer Connelly soffre un ruolo contraddittorio e Logan Lerman veste i panni di un giovane romantico come poi succede anche a Nat Wolff che ci aggiunge anche un pizzico di carattere solitario.
In sintesi, si tratta di un film sull’amore piuttosto debole e standardizzato sulla condivisione di diverse esperienze, che non gode di una grande sintesi narrativa e tanto meno di una grande precisione, in tal senso non certo la prova di un talento da annotarsi per il futuro (mi riferisco ovviamente al regista Josh Boone).
Raffazzonato.
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