Regia di Kathryn Bigelow vedi scheda film
Il giovane agente FBI Johnny Utah si infiltra in un gruppo di surfisti per scoprire di più sulla cosiddetta “banda dei presidenti”, rapinatori che hanno razziato le banche della zona di Los Angeles negli ultimi 2 anni. A dargli manforte l’esperto collega Angelo Pappas. Per scardinare la diffidenza dei surfisti, Johnny stringe una relazione fittizia con la bella Tyler, ex fiamma di Bodhi, leader carismatico e un po’ filosofo della banda.
Se c’è una cosa che rimarrà negli annali di “Point break – Punto di rottura”, al di là dello Swayze cattivo e biondissimo (interpreta Bodhi) e della rapina con le maschere dei presidenti, è certamente il rapporto di amore e odio tra i due protagonisti: Utah è un bravo Keanu Reeves, Bodhi è il fantastico Swayze, personaggi agli antipodi su tutto, dalla filosofia di vita al taglio di capelli, ma che alla fine trovano un punto d’accordo, altro che di rottura!, basato sul rispetto e l’onore fraterno. Una sorta di western da spiaggia, violentissimo, inscenato, con uno stile che impareremo a conoscere bene in futuro, da Kathryn Bigelow, regista talentuosa e dal tocco inconfondibile. Le scene di azione (le rapine in banca, l’inseguimento che rivela a entrambi gli amici la loro vera natura, la corsa in automobile) sono quelle migliori, quelle per cui la regista oceanica pare essere più avvezza. Le interpretazioni sono molto buone, specie dei protagonisti e la caratterizzazione è ben definita: tra questi rimane negli annali il ruolo di Patrick Swayze, pacifista che uccide e depreda in nome del ritorno alla natura selvaggia dell’uomo (interessante il discorso alla vigilia dell’ultima rapina, sul boicottaggio delle banche intese come sistema di corruzione morale umana).
Moltissimi i sottotesti (l’amore virile, l’orgoglio ed il rispetto, l’attaccamento al gruppo) per un film dal grande impatto e particolarmente adrenalinico. Giustamente, ad oggi, un cult.
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