Regia di Kathryn Bigelow vedi scheda film
Un agente FBI alla sua prima missione deve infiltrarsi nel giro dei surfisti per -di fatto- comprovare la tesi di un collega più anziano secondo la quale sarebbero appunto alcuni di loro gli esecutori di una serie di rapine in banca. Quando Johnny Utah fa la conoscenza di Bodhi, non solo rimarrà affascinato dalla sua filosofia di vita e idealismo ma sarà costretto a conoscersi meglio e ad interrogarsi su quello che veramente vuole.
Point Break è un film d'azione come vuole l'accezione originaria del termine in cui non manca niente: inseguimenti, scontri corpo a corpo, sparatorie e sequenze spettacolari molto coinvolgenti. Dal punto di vista narrativo, è senz'altro buono l'uso dello spunto poliziesco anche se per lo più viene usato per mettere in contrapposizione i due protagonisti e di per sé l'indagine è ininfluente. Ben presto infatti, il carismatico Bodhi (ma anche lo spettatore) capisce tutto e il fulcro di tutta l'opera diventa e rimane la tensione emotiva tra lui e l'agente Utah. Eppure non manca la classica scena del lancio del distintivo.
Al di fuori delle scene d'azione, che sono girate in modo abile e ineccepibile, la parte introduttiva risulta abbastanza scontata e poi si nota il frequente ricorso a soluzioni semplicistiche nel passaggio tra una sequenza d'azione e l'altra dove ritorna puntualmente il personaggio di Gary Busey, che con la sua esuberanza, cerca di rimediare ai punti deboli della sceneggiatura (per es. nella scena del cane o quella del panino). Personaggio, il suo, che è un rimando all'altro film "surfistico" un mercoledì da leoni, ma che qui ho trovato con delle battute un po' troppo spinte. A parte lui, il cast è ben messo, con un Patrick Swayze che rispecchia perfettamente il leader carismatico e soprattutto ha una grinta e un'energia che arrivano anche solo con un'occhiata (come quella da dietro la maschera). In due soli film che ho visionato dove c'è lui - questo e dirty dancing- l'ho visto visto ballare, surfare, buttarsi da un'aereo, l'ho sentito cantare... e che sintonia che ha con gli altri attori...di certo un valore aggiunto al risultato finale di un film. È un peccato che se ne sia andato prima del tempo. Tralasciando Keanu Reeves, sul quale tengo la parentesi aperta, anche Lori Petty ha un bel caratterino e non sono da meno neanche gli altri tra i quali compare brevemente anche Tom Sizemore.
Tenendo conto che il neo-agente Johnny Utah è nella situazione in cui deve trovare la sua strada (sotto vari aspetti) è naturale che sia abbastanza passivo e che "rimanga a guardare"; Keanu Reeves rientra bene nei panni del novellino ma comunque non dà tanto l'idea di uno in stato di inquietudine o che ha un turbamento emotivo in corso. Vero è che la Bigelow è inevitabilmente colpita dal suo fascino e lo si nota da come lo scruta con la camera, si sofferma sempre troppo sul suo volto, andando a sopraffare il punto di vista del personaggio stesso che viene in sostanza reso come un oggetto da contemplare, un "eye candy" direbbero gli americani. Reeves sembra soffrire un po' questa cosa che alla lunga lo porta ad assumere un'espressione tra l'intimidito e l'imbronciato. Questa secondo me è la vera pecca del film.
Si può essere più o meno d'accordo sulla rappresentazione che fa delle dinamiche relazionali maschili, che ha una chiara connotazione omoerotica, ma la tecnica c'è, e ad ogni modo rimane un film apprezzabile.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta