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Frances Ha

Regia di Noah Baumbach vedi scheda film

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La recensione su Frances Ha

di FilmTv Rivista
8 stelle

Greta Gerwig

Frances Ha (2012): Greta Gerwig

 

«Scusa, non sono ancora una persona vera» si giustifica Frances/Greta Gerwig tentando di saldare un conto al ristorante con la carta prepagata. Non è una persona, ancora, Frances, e non soltanto perché a 27 anni non si è conquistata una fissa dimora, un lavoro stabile, un compagno di vita o una carta di credito. Ma anche perché Frances è un personaggio, creato a quattro mani da Baumbach e dalla compagna/musa Gerwig: non ancora una persona, più l’abbozzo di una sceneggiatura che un copione rifinito.

 

Greta Gerwig

Frances Ha (2012): Greta Gerwig

 

Frances Ha è scandito in capitoli corrispondenti ai domicili della protagonista, che asseconda il fato e il languire delle finanze spostandosi di casa in casa nella Grande mela; ma è interamente ambientato nell’intercapedine, nel décalage incolmabile tra la vita come vorremmo che fosse e quella che realmente è. La goffaggine di Gerwig è stato esistenziale di inadeguatezza permanente, la prossemica di chi non ha alcun posto da occupare nel mondo. «Cosa fai nella vita?» «È difficile dirlo, perché... non lo faccio veramente»: la conversazione spicciola può solo far implodere il disagio di Frances, che non è malessere, ma semplice non-essere. E gli autori (difficile non attribuire all’interprete il 50% di un’opera che ha scritto, con la penna e col corpo, in ogni inquadratura) danno a quel disagio forme aggraziate e smaccatamente simboliche: il jet lag che risucchia un weekend parigino in un buco nero di noia; la sedia che straripa dal magazzino stipato; il cognome che non entra nell’etichetta del citofono.

 

Mickey Sumner, Greta Gerwig

Frances Ha (2012): Mickey Sumner, Greta Gerwig

 

Di lei avanza sempre qualcosa, o manca un tassello: è a pezzi come l’Harry di Woody Allen, ma la New York del suo quotidiano, come la Parigi di una vacanza lampo, non si lascia realmente calpestare dai suoi piedi irrequieti. Il mondo le resta inconoscibile, inesperibile (e undateable è l’aggettivo, difficilmente traducibile, che gli amici affibbiano a Frances: “infrequentabile”), è solo un set posticcio in cui si muovono correnti cui lei non appartiene (il mondo viziato e hipster appena più anziano delle Girls di HBO, di cui non a caso compare qui l’ottimo Adam Driver). Contraltare meno agro del precedente Greenberg, Frances Ha scioglie, infine, la stasi della sua protagonista in un’ellissi che dai piedi immobili passa a una coreografia vincente: gli inciampi diventano passi di danza, perché a Frances piacciono «le cose che sembrano errori». E dall’adolescenza prolungata non è tassativo uscire grazie alla solidità confortante delle relazioni: Baumbach sceglie per Frances un’altra via, e confeziona, per interposta creatura, un inno in minore alla fatica gloriosa dell’atto creativo.

 

Greta Gerwig

Frances Ha (2012): Greta Gerwig

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 35 del 2014

Autore: Ilaria Feole

 

 

 

 

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