Regia di Noah Baumbach vedi scheda film
Noah Baumbach gioca a fare il Woody Allen del nuovo Millennio, magari approfittando della poca ispirazione che caratterizza le ultime fiacche fatiche cinematografiche del grande regista newyorkese. Gioca e lo fa bene, costruendo una commedia spigliata divertente e dinamica girata in un bianco e nero che non può far tornare in mente Manhattan e la sua magia cinematografica che si porta dietro come un alone affascinante e indimenticabile.
Tratto da una sceneggiatura a quattro mani ad opera del regista e della incantevole protagonista Greta Gerwig (già notata e ingaggiata dal Woody non molto tempo addietro in occasione del suo ormai penultimo ma sciagurato "To Rome with love"), Frances Ha narra le inconcludenti ma spassose vicissitudini di una ragazza ventisettenne di Sacramento, riparata nella Grande Mela per sfondare nella danza. Però: non sa ballare granché bene (e non ha proprio le forme adatte e canoniche della ballerina), è carina ma goffa ed impacciata e fa una gaffe dietro l'altra; non ha la minima capacità di organizzazione ed infatti la vediamo coinvolta in situazioni e micro-avventure che le fanno perdere un sacco di tempo prezioso, impiegabile altrimenti in attività più costruttive per le sue ambiziose aspirazioni. O così sembra, perché in realtà lo smacco, anche per noi del pubblico, arriverà e capiremo anche noi che in fondo siamo pieni di pregiudizi come tutti, come l'universo che circonda Frances trattandola con sufficienza o al massimo con una compassionevole condiscendenza.
Presentato con successo all'ultima Berlinale, Frances Ha sta riscuotendo un successo "mirato" di pubblico in Francia: gli spettatori che lo hanno visto non sono certo una folla, ma sono tutti entusiasti e gridano (forse non a torto) al piccolo capolavoro.. Anche il bravo recensore che mi ha preceduto nella visione e trattazione in questa sede, privilegiato da una visione direttamente dal Festival che ha accolto il film, appare letteralmente e comprensibilmente folgorato da una protagonista che dopo il piacevolissimo e riuscito "Damsels in distress" si conferma come una ventata di aria fresca, spumeggiante ed anticonformista che ha le chances per rifuggire e scacciare quel divismo superbo e fine a se stesso di tante bellone perfette e plastificate, fredde e immobili come statue. La bellezza della Gerwig è reale, imperfetta, ma proprio per questo pura: il film, forte di una sceneggiatura coi fiocchi, ha le stesse caratteristiche entusiasmanti della sua straodinaria bionda protagonista. Perche Frances "Ha"? lo capirete alla fine del film, ma volendo qualcosa si intuisce (lo dico solo perché dopo la visione sono capaci tutti) forse anche da qualche indizio sul manifesto....
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