Regia di Chen Kaige vedi scheda film
La rete ti cattura. La rete vuole il peggio di te. Lo cerca con una sadica sete di scandalo e di disgusto, da condividere con tutto il mondo, perché quel momento imbarazzante diventi parte di un tutto, un pezzo del sistema, uno scampolo di verità. La giovane Ye Lanqiu è la vittima designata. Un’aspirante reporter la riprende, a tradimento, con il telefonino, mentre è seduta su un bus, accanto a un uomo anziano che non ha trovato posto, ed è costretto a stare in piedi. Una passeggera la invita ad alzarsi e la insulta. La ragazza risponde con tono sprezzante. La scena, in un lampo, finisce sul web, dando origine ad un video virale. Da un futile gesto, dettato da una incosciente smania di sensazionalismo, si svilupperà una storia complessa, piena di intrighi amorosi e complotti a base di denaro, subdolamente diretti dal potente Shen Liushu, dirigente della multinazionale presso la quale Ye Lanqiu lavora come segretaria. Il film di Kaige Chen è un feuilleton dei giorni nostri, trasferito dai salotti borghesi alle mille stanze private, reali o virtuali, in cui oggi si frammenta l’azione delle piccole o grandi avventure quotidiane. Tutti siamo, contemporaneamente, dentro e fuori, immersi nell’intimità, eppure costantemente raggiungibili dai mezzi di comunicazione. Siamo sempre, in qualche modo, controllati a distanza, nonché pubblicamente esposti al giudizio altrui. Basta mettere mano al nostro cellulare ed effettuare un semplice clic sul display per scoprire i nostri segreti. Adesso è l'immagine il nostro punto debole. Siamo ovunque circondati da occhi vigili e dotati di memoria, pronti ad eternare ed ingigantire il fugace contenuto dell’istante. Dentro di essi, il ricordo di noi sopravvive alla nostra sparizione. Ye Lanqiu scappa, eppure continua ad esistere nei servizi fotografici diffusi in internet, nei notiziari online, nelle chiacchiere multimediali della gente. Rifiutandosi di essere, la sventurata deve subire l’affronto di apparire e trasformarsi secondo le arbitrarie costruzioni mentali degli utenti della rete, le invenzioni di scriteriati cronisti d’assalto, e le studiate manipolazioni di tanti occulti opinion maker. È – si dice in giro - un esempio della maleducazione dilagante tra le nuove generazioni. No, è soltanto lo specchio delle aberranti politiche socioeconomiche della sua azienda. Macché, è semplicemente l’amante del capo. Tutti sono disposti a credere a qualsiasi fandonia, e nessuno conosce la realtà: Ye Lanqiu è una malata terminale di cancro, che vorrebbe, intorno a sé, silenzio e solitudine, o magari il conforto di un amore sincero. Invece la sua presenza, pur sommessa e discreta, non fa che sollevare il turbine del sospetto, della maldicenza, della gelosia, continuamente alimentato dagli scoop con cui la giornalista Ruoxi Chen sta cercando di dare impulso alla propria carriera. Impossibile guardare un soggetto da vicino senza travisarne drammaticamente l’identità o stravolgerne il destino: quella che suona come una nota legge della fisica quantistica – il principio di indeterminazione di Heisenberg – si applica all’esistenza umana raccontata en passant, da parte di estranei, senza cognizione di causa, e sotto la spinta di una voglia smodata di mettere a fuoco il particolare piccante. Caught in the Web ci immette nel diabolico circuito di un reality interpretato fuori dagli studi televisivi, nei luoghi della vita vera, dove la leggenda creata ad arte da terzi si sostituisce facilmente alla conoscenza acquisita tramite l’esperienza personale, provocando disorientamento, dubbi ed errori. Il gioco delle parti è pilotato dall’esterno, da più mani, e l’intreccio finisce in una perversa spirale di falsità. Il garbuglio risultante è tale da procurarci il capogiro, ma preferiremmo che la vertigine, in questo film, fosse davvero esclusivamente l’effetto del caos, e che tanta parte non vi avesse l’ondivaga prolissità del narrare.
Caught in the Web ha rappresentato la Cina agli Academy Awards 2013.
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