Regia di Mino Guerrini vedi scheda film
Il mestierante - neppure fra i più disprezzabili, a ogni modo - Guerrini girò a tempo di record tre parodie grossolane dei vari capitoli della 'trilogia della vita' di Pasolini: appena uscì il Decameron, Guerrini propose il Decameron n°2; allo stesso modo ai Racconti di Caterbury seguì immediatamente questo Gli altri racconti di Canterbury; infine, la scia del Fiore delle mille e una notte venne presto percorsa da Le favolose notti d'oriente. Inutile dire che, se già erano controversi i lavori dello scrittore friulano-bolognese, che comunque avevano un buon budget e dei sottotesti satirici, allegorici e iperbolici, questi filmetti di Guerrini non possono che rappresentare l'estrema dilatazione del gusto per il proibito, l'osè, il volgare fine a sè stesso, senza presentare traccia di lavoro intellettuale dietro le quinte. E se Ninetto Davoli non si è mai preso, lui per primo, per un grande attore, comunque la sua presenza sullo schermo è illuminante al confronto di quelle di Francesco D'Adda, Enza Sbordone, Giuseppe Volpe, Francesco Angelucci, Mariana Camara, Gianni Ottaviani e di tutti gli altri anonimi interpreti di questa scadente pellicola di Guerrini. Non basta neppure citare pretestuosamente le influenze di Chaucer, Boccaccio e Pietro Aretino (e altri) per giustificare una simile accozzaglia di scenette libidinose guarnite da dialoghi dialettali in multicolor (altra caratteristica del cinema italiano di quel periodo, sempre a caccia delle macchiette vernacolari). L'unica cosa che si salva nel complesso è la simpatica colonna sonora firmata da Burt Rexon, che è non a caso uno pseudonimo dietro cui si cela Berto Pisano. 1,5/10.
Quattro novelle 'canterburiane' nel corso delle quali si incrociano storie di frati tutt'altro che irreprensibili, mogli all'apparenza caste e in realtà infedeli croniche, mariti cornificati e contenti, amanti maschi che si travestono da donna per passare inosservati...
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