Regia di Sarah Polley vedi scheda film
«Mentre stai vivendo una storia non è affatto una storia, ma solo rumori indistinti, cecità, rottami di vetri infranti e schegge di legno, come una casa in un tornado [...] È solo più tardi che diventa una storia: quando la racconti a te stesso, o a qualcun altro». Con queste parole di Margaret Atwood (da L’altra Grace) come premessa e didascalico manifesto d’intenti, si apre Stories We Tell, documentario presentato alle Giornate degli Autori 2012. Una riunione familiare, un giallo d’indagine tra parole e memorie, un atto d’autoanalisi: Sarah Polley, attrice e autrice di due notevoli film di fiction sul rapporto conflittuale tra sentimento del presente e sedimenti del passato - Away from Her e Take This Waltz - convoca di fronte alla macchina da presa il padre Michael, i 4 fratelli, gli amici e conoscenti di Diane (sua madre, defunta quando lei aveva 11 anni), per ripercorrerne i passi e rispondere a una sciocca domanda che tutti si ponevano - così credevano - solo per scherzo: «Sarah, con i capelli rossi, con il naso così dritto, è davvero figlia di Michael?». Ne esce un coro di racconti personali - in interviste frontali, letture epistolari e finti filmati amatoriali Super8 - che cerca di tenere insieme i ricordi di un’esistenza perduta, riflette di continuo sul senso ultimo della sua ricerca e si fa progressiva presa di coscienza sull’indicibile verità dei sentimenti. Un album sui segreti di famiglia, un ritratto in absentia, la prolissa elaborazione pubblica - narcisistica e tenera, sadica e ingenua - di un trauma privato.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta