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Il gemello

Regia di Vincenzo Marra vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il gemello

di maghella
8 stelle

Raffaele Costagliola, Ispettore domenico manzi, Gennaro Apollo, i detenuti della prima sezione del reparto Adriatico del centro penitenziario di Secondigliano.

 

Raffaele Costagliola (soprannominato “il Gemello” per essere il terzo di tre gemelli), sta scontando una dura pena all'interno del Carcere di Secondigliano per una serie di furti e rapine. La macchina da presa di Vincenzo Marra segue le sue giornata all'interno del penitenziario, mostrando una sorta di reality carcerario fatto di rapporti tra detenuti con le guardie e con l'intera struttura carceraria.

 

Il tema del carcere e dei detenuti è stato più volte affrontato dal cinema italiano (con il bellissimo “Cesare deve morire” dei fratelli Taviani si è raggiunto il massimo livello di qualità a riguardo), questo “Il gemello” poteva essere l'ultimo dei tanti film o documentari a riguardo... non è così.

 

La scelta del protagonista, il suo fisico e la sua lucidità nell'esporre i suoi pensieri rendono questo “strano” documentario coinvolgente più di una fiction.

Manca la figura del “narratore” documentaristico, solo la macchina da presa segue senza pietà le lunghe giornate di Raffaele, un ragazzo di soli 25 anni con già tante esperienze negative alle spalle...e tanti anni di prigione nel suo passato e nel suo presente.

Raffaele ha accettato la prigione, ha accettato le sue regole e cerca di mantenere all'interno della cella un comportamento retto e pulito, in modo di poter usufruire permessi e sconti sulla pena.

La piccola cella ospita un secondo compagno, Gennaro, che deve scontare un ergastolo ed è ancora giovanissimo. Raffaele è un maniaco della pulizia, Gennaro un disordinato cronico, Raffaele è proiettato già verso la libertà, Gennaro è rassegnato alla galera a vita e solo da poco ha rinunciato al suicidio come possibile fuga, Raffaele è consapevole della sua indole delinquenziale, sa che “..è la capa a dirgli il male...”, che è solo sua la responsabilità per essersi cacciato nei guai, Gennaro ammette invece di essersi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Due realtà diverse costrette a condividere uno spazio ristretto e difficile, causa di litigi e incomprensioni, che Raffaele riuscirà a risolvere con una “diplomazia carceraria” davvero sorprendente.

 

Il terzo personaggio che il film segue è quello dell'ispettore Domenico Manzi, che controlla la prima sezione del reparto Adriatico del Carcere di Secondigliano dove la storia si svolge. L'ispettore è giovane e napoletano come i due protagonisti. Molto spesso è proprio in dialetto napoletano che l'ispettore si rivolge ai detenuti, con i quali ha un buon rapporto. L'ispettore parla con i carcerati ma li ascolta anche, ed è sinceramente attento ai loro bisogni e alle loro preoccupazioni. Nello stesso tempo ha il polso duro nel controllare tutti gli episodi di spaccio e altro tipo di comportamento illegale che si può svolgere all'interno del penitenziario.

 

Unica figura di collegamento con un esterno civile e onesto possibile, l'ispettore è un personaggio non solo positivo ma anche rassicurante... più dei tanti psicologi o educatori che all'interno del carcere cercano di svolgere le loro mansioni, che però non vengono riconosciute valide e utili dai detenuti del film (da Raffaele soprattutto).

 

Sapere che persone come l'ispettore Manzi esistono realmente mi ha confortato non poco, giovani (pagati poco dallo stato) che ogni giorno si chiudono anche loro nel carcere in modo volontario per svolgere il loro lavoro con tanto impegno e devozione.

 

La regia si impegna a mostrare ogni angolo della cella e delle abitudini del “Gemello”, i suoi stati d'animo si percepiscono da una mossa, una espressione un atteggiamento che l'occhio del regista coglie in maniera pronta e attenta, con sensibilità, non forza la mano su scene che potrebbero cadere nel patetico, non leva la dignità ai detenuti, non li rende “simpatici” o “antipatici”, li mostra nella loro schiettezza.

 

Un film che su di me ha lasciato il segno, una maniera di fare cinema e documentario che mi affascina molto, il film mi ha lasciato la curiosità di sapere cosa farà Raffaele della sua vita una volta scontata la pena, riuscirà ad avere una vita onesta, o la sua “capa” continuerà a dirgli male? La consapevolezza di Raffaele della propria situazione giudiziaria e dei motivi che lo hanno portato fino a questo punto è disarmante per quanto onesta e lucida. Gli auguro di riuscire ad avere una vita differente una volta fuori.

 

Bellissimo il finale: leoni in gabbia che cantano in napoletano.

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