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Il gemello

Regia di Vincenzo Marra vedi scheda film

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GIMON 82

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il gemello

di GIMON 82
8 stelle

Quando l'ho visto la prima volta ero pervaso da un onta di stanchezza enorme,quindi non ne ho potuto valorizzare appieno il suo valore umano e sociale."Il Gemello" rivisto una seconda volta e a mente fresca risulta un documentario interessante,presentato a Venezia nella sezione "Giornate degli autori" abbraccia molte tematiche sulla dura vita dei detenuti.Chi parla alla telecamera è Raffaele Costagliola,29 anni,di cui 15 dietro le sbarre.Reato:rapina a mano armata.Il regista Marra utilizza molta telecamera a mano nel narrare le vicissitudini d'uno spicchio d'umanita' dimenticata e messa ai margini.La voce del detenuto Raffaele è  carica di rimorso e tanta,tanta rabbia,uno sbaglio di gioventu' e una vita allo sbando ti rinchiudono al buio.la lontananza dalla vita esterna è inenarrabile,nonostante tutto Raffaele gode di rispetto e carisma presso gli altri detenuti e ha un rapporto speciale con Nico,il capo delle guardie carcerarie.Rispetto ad altri documentari sul genere "prison",l'opera di Marra è pura,lucida nell'intento,e sopratutto chi narra il carcere non è un giornalista,bensi' il detenuto stesso.Si potrebbe considerare opera sociologica,piu' che cronachistica,per lo stile ordinario,di una giornata "comune",vista pero' all'interno di un mondo "chiuso".La forza del film è quella di travalicare le retoriche sul genere,sondandone umori e odori nelle celle,quasi un qualcosa di costruito ad hoc per l'occasione.Il corpo e il viso di Raffaele respirano l'aria del fortino di Secondigliano,assorbendone "dogmi" e regole istituzionalizzate all'interno di un universo coatto.Finalmente si puo' affermare di aver visto un documentario che "libera" le voci e i corpi di gente prigioniera della legge,ma anche di se stessi,degli errori passati,di un presente doloroso,e un futuro incerto.La voce del mondo sommerso parla chiaro,chi sconta 30 anni,chi 10 o 15,ammassati nei cunicoli,con un pezzo di liberta' "rubato" in un lavoro socialmente utile.Marra e la sua telecamera prolungano le odissee personali di gente alla ricerca di una pace interiore e una dignita' da "uomini liberi".La telecamera sembra "corrompere" i protagonisti,ne diviene alleata,unendosi alla quotidianita' di una varia umanita'.Una sorta di "Reality" duro e puro,che dialoga con lo spettatore e le istituzioni,per ricordare a noi gente libera che il mondo del carcere,seppur carico di orrori,errori e crimini è tremendamente umano,quindi fa parte di tutti noi.....

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