Regia di Vincenzo Marra vedi scheda film
Quando l'ho visto la prima volta ero pervaso da un onta di stanchezza enorme,quindi non ne ho potuto valorizzare appieno il suo valore umano e sociale."Il Gemello" rivisto una seconda volta e a mente fresca risulta un documentario interessante,presentato a Venezia nella sezione "Giornate degli autori" abbraccia molte tematiche sulla dura vita dei detenuti.Chi parla alla telecamera è Raffaele Costagliola,29 anni,di cui 15 dietro le sbarre.Reato:rapina a mano armata.Il regista Marra utilizza molta telecamera a mano nel narrare le vicissitudini d'uno spicchio d'umanita' dimenticata e messa ai margini.La voce del detenuto Raffaele è carica di rimorso e tanta,tanta rabbia,uno sbaglio di gioventu' e una vita allo sbando ti rinchiudono al buio.la lontananza dalla vita esterna è inenarrabile,nonostante tutto Raffaele gode di rispetto e carisma presso gli altri detenuti e ha un rapporto speciale con Nico,il capo delle guardie carcerarie.Rispetto ad altri documentari sul genere "prison",l'opera di Marra è pura,lucida nell'intento,e sopratutto chi narra il carcere non è un giornalista,bensi' il detenuto stesso.Si potrebbe considerare opera sociologica,piu' che cronachistica,per lo stile ordinario,di una giornata "comune",vista pero' all'interno di un mondo "chiuso".La forza del film è quella di travalicare le retoriche sul genere,sondandone umori e odori nelle celle,quasi un qualcosa di costruito ad hoc per l'occasione.Il corpo e il viso di Raffaele respirano l'aria del fortino di Secondigliano,assorbendone "dogmi" e regole istituzionalizzate all'interno di un universo coatto.Finalmente si puo' affermare di aver visto un documentario che "libera" le voci e i corpi di gente prigioniera della legge,ma anche di se stessi,degli errori passati,di un presente doloroso,e un futuro incerto.La voce del mondo sommerso parla chiaro,chi sconta 30 anni,chi 10 o 15,ammassati nei cunicoli,con un pezzo di liberta' "rubato" in un lavoro socialmente utile.Marra e la sua telecamera prolungano le odissee personali di gente alla ricerca di una pace interiore e una dignita' da "uomini liberi".La telecamera sembra "corrompere" i protagonisti,ne diviene alleata,unendosi alla quotidianita' di una varia umanita'.Una sorta di "Reality" duro e puro,che dialoga con lo spettatore e le istituzioni,per ricordare a noi gente libera che il mondo del carcere,seppur carico di orrori,errori e crimini è tremendamente umano,quindi fa parte di tutti noi.....
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