Regia di Oliver Stone vedi scheda film
Oliver Stone in Vietnam ci è stato davvero e dunque la sua eperienza diretta non può che riflettersi sull'andamento <<drogato>> del film. La droga infatti non è solo il modo per meglio affrontare la guerra e per accettare le sue brutture, ma ci fornisce gli occhi per vederla nella soggettiva alterata del protagonista. La guerra è vista dal basso, comincia e finisce nel plotone dove si contrappongono in maniera troppo schematica due visioni del conflitto. La dicotomia Elias-Barnes appare troppo superficiale, non riesce insomma a far pendere il film verso un contenuto filosofico dove i due potrebbero rappresentare l'animo umano combattuto tra bene e male. Anche le lettere che Chris scrive alla nonna appaiono abbastanza retoriche senza riuscire veramente a trasmettere emozioni.Il punto forte del film rimane la sua estetica stupefatta e la presa di coscienza oggettiva e concreta di che cos'è la guerra da parte di uno studente volontario. Un film pieno di stereotipi nella sostanza buoni per il cinema americano ( 4 oscar ) ma che ha nella sua forma nervosa e frammentaria il suo fascino.
efficace.
la frase di Elias a Chris " questa guerra la perdiamo " appare veramente poco profetica.
forse oggi ci siamo abituati ai film di guerra parossistici dove lo stile sovrasta il contenuto, comunque Stone realizza un war-movie classico nell'etica e post-moderno nell'estetica.
dal confronto con il parente di apocalipse now ne esce vivo.
fà quello cattivo
fà quello buono
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