Regia di Rino Di Silvestro vedi scheda film
Daniela è una ragazza in apparenza normale, ma che in realtà cela un macabro segreto: è una licantropa. Una volta che riesce, innamorandosi di un ragazzo, a cessare le sue abitudini mostruose, il suo fidanzato viene massacrato da tre balordi. Daniela torna licantropa per vendicarlo.
La lupa mannara è il terzo film (in tre anni) diretto da Rino Di Silvestro, che sceglie come pseudonimo lo pseudo-anglofono R. D. Silver: accreditato come Rino De Silvestro nei titoli di testa come sceneggiatore (e non è da escludere il semplice refuso, considerando la deludente fattura qualitativa del prodotto), il Nostro mette in scena un bizzarro romanzone erotico-macabro che procede portando avanti di pari passo per un centinaio di minuti scene di nudo e di sbudellamenti. Siamo in pieno genere exploitation, insomma, e quel che più conta per il prodotto non è certo la resa estetica o la verosimiglianza di dialoghi, personaggi, situazioni; ma anche dal punto di vista meramente spettacolare il film non è questo granchè, così come il suo regista non è passato alla storia del nostrano cinema tutto sesso ed effettacci che caratterizzò il periodo fra i Settanta e gli Ottanta. Qualche timido tentativo di introdurre elementi psicologici nella storia viene ben presto soffocato dal troppo forte istinto di inscenare fracassoneria, amenità, morbosità; di buono c'è da segnalare però la scelta della protagonista, la morbida Annik Borel, dalla dotazione inversamente proporzionale fra capacità recitative e seni (a chi legge la scelta di interpretare la frase come meglio crede). Al suo fianco compaiono Howard Ross, cioè Renato Rossini, e Dagmar Lassander, i due più noti, nonchè una sfilza di volti e nomi anonimi o quasi. Le musiche, adeguatamente bruttarelle, sono di Coriolano Gori. 2,5/10.
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