Regia di Ali Aydin vedi scheda film
Anche la Turchia, negli anni novanta, ha avuto, sotto un regime di estrema destra, i suoi migliaia di "desaparecidos", come ogni fottuta dittatura che si rispetti. Per lo più ragazzi, giovani universitari, con idee diverse dal pensiero unico. Basri è un padre che aspetta da 18 anni notizie del figlio scomparso a Istanbul. Ogni giorno controlla i binari, ogni giorno scrive una lettera al ministero per conoscere la sorte del figlio. L'attesa lo ha spento, è un uomo mite, con un dolore evidente che gl'infossa il volto e gli occhi. Attorno a lui si muove un'umanità cattiva e burocratica. Un film di grande livello morale, ma terribilmente lento, almeno fino allo svelamento della sorte del filgio, facilmente immaginabile. Allora, nelle immagini dell'ultima parte, subentra quasi un elemento grottesco nello stridere di una fredda burocrazia e del ritrovarsi fra le mani una piccola urna di legno con dei poveri resti. Il cerchio si chiude, la luce si spegne. Il dolore, muto, dignitosissimo, di un padre, rimane. Film importante, anche se non pienamente risolto.
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