Regia di Ali Aydin vedi scheda film
basri controlla i binari della ferrovia di una cittadina della turchia. le sue giornate passano così in attesa del primo giorno di ogni mese, in cui da 18 anni, scrive una lettera e la spedisce alle autorità per avere notizie di suo figlio scomparso. tutta la sua vita si basa su questo. sul non sapere che ne è stato del figlio. la moglie nel frattempo è morta e la storia della sua famiglia, è una storia di morte, ma lui invece non muore. qualcosa lo preserva, nonostante lui aiuti il destino a lasciare questo mondo. la guerra tra turchia e il popolo curdo ha dato forma alla sparizione di persone. in un universo popolato da soli uomini, i personaggi della storia sembrano ridursi ancora di più. quelle poche donne che si vedono o sono puttane o sono infermiere alla capitale che trattano i dati dei resti di un ragazzo scomparso finalmente ritrovato, tra una frase e l'altra riguardo una cena come se quel cadavere non le riguardasse. basri, l'ispettore di polizia e cimet sono i protagonisti. tutti legati a doppia mandata a basri che invece non sembra interessato a nulla se non a ritrovare il figlio, vivo o morto. se l'ispettore è portato a trattarlo male nell'incontro iniziale, dandogli dell'idiota a più riprese, il secondo invece sembra più preoccupato ad impegnare la propria squallida esistenza a tormentarlo per noia. l'ispettore rappresentando quelle istituzione che hanno contribuito alla sparizione del figlio, è costretto a portare basri in centrale e a fargli le stesse domande che i suoi predecessori facevano a loro, salvo poi magari portarlo negli scantinati per cercare di fargli passare la voglia di chiedere alle istituzioni di chiedere del figlio. basri tiene sempre la testa bassa ma la tiene bassa stoico per andare avanti nel suo intento. cimet invece la tiene bassa perchè è un laido, un vigliacco, un profittatore e uno che maltratta le prostitute. uno sciacallo che non esita a sfruttare la malattia di basri per ricattarlo in una mostruosa scena notturna nascosto dalla finestra. ed è per questo che quando cimet muore tranciato in due da un vagone, lo spettatore sente esattamente ciò che sente basri. lui che ha assistito mentre quell'ubriacone si svuotava la vescica e letteralmente pisciava sulla memoria del figlio. vedeva il vagone avvicinarsi e impietrito non (riusciva) diceva niente. combattuto speravo che lo levasse bruscamente da lì, ma le schifose parole che cimet biascicava non facevano che aumentare il blocco dinnanzi alla morte che si stava annunciando. bravissimi gli attori. erkan kesal è l'esemplificazione della persona rassegnata alla morte che vive solo per uno scopo. avere notizie del figlio. nient'altro può interessarlo e difatti una volta tornato dalla capitale col suo bagaglio il film non può che finire. quegli occhi di genitore e di essere umano sopravvissuto ad una vita di morti premature, sono gli occhi di una nazione che non riesce a piangere i propri cari scomparsi. mahammet uzuner è una meravigliosa figura di ispettore che deve nascondere di avere un cuore, che non sfigurerebbe in un poliziottesco anni 70. tansu bicer è un cane abituato alle bastonate che non esita di mordere la mano che gli allunga un boccone. vediatelo.
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