Regia di Damiano Damiani vedi scheda film
C’erano tutte le premesse per creare un eccellente film di denuncia sociale in un’atmosfera da melodramma. Un buon regista specialista del genere; un robusto soggetto (dello stesso Damiani) dal forte impatto emotivo; attori bravi con la faccia giusta per dare più realismo e credibilità al prodotto. Purtroppo, la ruota bucata del convoglio, sta nella sceneggiatura di Laura Toscano, Franco Marotta e Damiano Damiani: farraginosa, colma di amnesie, non sempre coerente, impone alla pellicola un ritmo televisivo e brucia buona parte delle occasioni che le capitano in mano. Fortunatamente, a mettere qualche pezza, ci pensano una regia professionale ed attenta (le scene drammatiche e quelle d’azione hanno un’indubbia efficacia) e soprattutto attori ispirati, come l’ottimo Michele Placido (nella parte del sicario Mario Aloia) e l’esordiente Mark Chase (nella parte di Michele Aloia), i quali concentrano la propria interpretazione sul rapporto amore-odio tra fratelli (il primo delinquente, il secondo onesto), mentre una menzione speciale se la merita l’allora quattordicenne Simona Cavallari (nella parte di Cecilia), che si immedesima perfettamente in un ruolo ostico e molto complesso. In personaggi di contorno, ma pur sempre importanti, troviamo Massimo De Francovich, il quale interpreta un integerrimo procuratore, forte da una parte, ma al contempo pieno di dubbi e consapevole della sua fine imminente dall’altra e Ida Di Benedetto, nel ruolo di Amanda, l’odiosa e snaturata madre di Cecilia. David di Donatello 1985 alle musiche di Carlo Savina.
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