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Dean Spanley

Regia di Toa Fraser vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Dean Spanley

di zombi
8 stelle

io credo che una rete televisiva che si permette il lusso di arricchire il suo palinsesto pomeridiano con una tale perla, sia una rete televisiva degna di essere seguita. dean spanley, o forse, per meglio dire, dear spanley quindi. un uomo di mezza età si reca come tutti i giovedì a trovare il padre. un anziano e burbero inglese vecchia maniera che pare non abbia sentimenti se non certezze. nel film si dice in continuazione che le certezze sono degli ottusi. sarà sicuramente vero, ma in questo caso(del vecchio fisk, un mirabile peter o'toole), mi permetto di aggiungere spoilerando gaiamente, che le sue sono le certezze di chi si dichiara impotente e non finge il contrario. il rapporto filiale di fisk jr(un dolente e incapsulato jeremy northam) è costantemente messo alla prova dal cocciuto e caparbio padre, ma un pomeriggio tanto per ovviare alla deprimente routine, si recano ad una convention sulla trasmigrazione delle anime, e qui i due fisk fanno più o meno la conoscenza del decano della chiesa dean spanley(sam neill, grande attore messo nelle grazie di rendere onore al proprio talento, deo gratias!) per l'appunto e wrather(un ben ritrovato bryan brown) quello che forse si può diplomaticamente chiamare un importatore o perchè no un rigattiere. come la voce narrante di fisk jr ci annuncia, l'incontro con una persona può essere casuale la prima volta, concidenza la seconda e significanza la terza, e mai più vero risulterà essere nel prosieguo della nostra stupefacente storia. fisk jr si intestardisce che deve assolutamente conoscere in maniera più approfondita il decano e avendolo visto al club del padre sorseggiare un del tutto raro e privato tokai, decide di sfruttare il talento di wrather per accaparrarsi una bottiglia di questo vino speciale. siamo nella magia della vecchia inghilterra a cavallo dell'ottocento e del novecento del millennio passato e quello che fisk fa è di ravvivare la propria esistenza luttuosa nella perdita di un caro fratello(morto nella guerra boera) e dell'adorata madre, convivendo con un padre che reputa sentimento qualcosa che si prende la briga di accadere e quindi inevitabile. inevitabile e quindi perchè sprecarci tempo per lamentarsene o addirittura dispiacersene. inevitabile e quindi seppellirla sotto le convenzioni sociali di una rigida freddezza. il primo appuntamento riuscito solo grazie alla promessa di una costosissima bottiglia di tokai imperiale del 1891(vino che si potevano permettere solo gli asburgo e che la sua apertura bisognava di una bolla apposita), si trasforma ben presto in un plurale sempre più strano e confuso. i discorsi del decano una volta sorbito i primi bicchieri della bevanda degli dei, vertono su soggetti e oggetti canini. sul fatto che i gatti diminuiscono la stima che ogni uomo ha di sè e sull'odore inebriante della paura, mentre invece quando si perde a parlare della luna, sembra che ne parli di una nemica vigliacca o di una chimera irraggiungibile e senza odore. e il senso dell'olfatto appartiene al decano. annusa quasi tutto compreso wrather che è convinto di aver già conosciuto o icontrato. il film di toa fraser da un libro di lord dunsany e sceneggiato da alan sharp è il miracolo avvenuto di una storia fantasy quasi da bambini senza effetti speciali e dolby surround. le vecchie case inglesi e i giardini imbiancati dalla neve. il dolore della perdita e l'abitudine a dialogare con una sedia muta come il marito, ma che almeno non sputa nel camino(judy parfit nelle parti della domestica e badante di fisk sr)e l'emozione che sale inesorabile e magica come nel miglior miyazaki in un racconto verbale e d'immagini che potrebbe essere involontariamente comico e che invece è semplicemente bello e riuscito con protagonisti due cani, un cavallo, diverse pecore e un coniglio che finirà sbranato. ci sono avvenimenti che accadendo rompono qualcosa dentro di noi. queste rotture tendenzialmente si cicatrizzano male e quindi poi periodicamente fanno dolorare, oppure se va bene prima o poi si ripresentano con tutto il loro bagaglio di dolore accumulato negli anni e chiedono di essere affrontate. quello che serviva ai fisk era appunto che il dolore per la perdita di un cane, si ripresentasse sotto forma di incontri spolverati di magia grazie al tokai(uva fermentata a detta di fisk sr)e chiedesse a gran voce di essere affrontato a viso aperto e accettato, pianto e accolto nel proprio cuore. proprio un gran bel film, con vette di ottimo e i soliti splendidi dialoghi recitati ottimamente da attori semplicemente eccellenti. che bel pomeriggio!

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