Regia di Robert Luketic vedi scheda film
Può il precariato americano ambire a quel sogno che era stato riservato ai padri? «Sarebbe bello poter pagare le bollette e mangiare nello stesso mese»: parola di Adam Cassidy, imberbe e rampante dipendente di un colosso della telefonia mobile. Delfino in un mare di squali, per ottenere la vita preclusa deve trasformarsi in squalo a sua volta. Come? Spionaggio industriale per conto del datore di lavoro Wyatt, alla ricerca del prototipo di un telefonino ideato dal rivale Goddard e destinato a rivoluzionare le tecnologie. Il marginale Adam si sporca anima e mani salendo ai piani alti, imparando a ingannare e sedurre in un universo schiacciato dalle regole delle telecomunicazioni. Il cellulare come casa, portafoglio, finestra spalancata sull’identità del portatore. La Paranoia (titolo del bestseller di Joseph Finder) come condizione permanente e principio guida di uno spazio accessibile, dove l’idea di privacy è solo un ricordo primordiale. Luketic attinge a una narrazione ricca e attuale, salendo sulle spalle del romanzo e di una sceneggiatura che trascura le psicologie dei singoli per concentrarsi sulle piaghe sistemiche e sui giochi di potere che le innervano. Ma quando si tratta di mettere in forma le belle intenzioni il regista mostra i limiti abituali, galleggiando in tentativi estetici da videoclip anestetizzati da una macchina da presa che rimane rigida e ancorata a dispositivi filmici pesanti. A Il potere dei soldi manca il coraggio di seguire fino in fondo la linea della contemporaneità, della quale rimane espressione incompiuta.
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