Regia di Robert Luketic vedi scheda film
Giovane ed ambizioso informatico di modeste origini che deve provvedere alle costose cure del padre malato, accetta di prestarsi come infiltrato per lo spionaggio industriale che il capo dell'azienda per cui lavora vuole perpetrare ai danni di un suo vecchio e odiato socio in affari. Tra doppiogiochi e contromosse, rivalità e ricatti, lealtà e tradimenti si gioca una pericolosa partita che rischia di mettere a repentaglio il suo futuro professionale e la sua stessa vita.
Da un dozzinale romanzo di Joseph Finder che da il titolo al film, l'australiano di origini croato-siciliane Robert Luketic imbastisce un rutilante thriller tecnologico dove le motivazioni umane e la fame sociale (quelle di un 'american dream' fuori tempo massimo fatto di scoraggiamento professionale e welfare-less) sono solo il debole pretesto per un congegno ad orologeria in cui ricattati e ricattatori, sfruttati e sfruttatori, manovrati e manovratori finiscono per invertire le parti in commedia secondo un prevedibile copione in cui il potere tecnologico (come riflesso di quello economico) si rivolta contro chi crede di averne più del diretto avversario. Assecondando l'estetica da videoclip fatta di piani veloci ed un montaggio serrato, Luketic cerca di alimentare una improbabile suspence tra risibili colpi di scena e caratterizzazioni dozzinali laddove la ordinaria amministrazione dello script suggerisce una risaputa dialettica padre-figlio/mentore-allievo o la solita storiella sentimentale tra lo hipster di borgata e la hippie snob e di buona famiglia, entrambi fotogenici ed affamati di successo sullo sfondo di una guerra 'dello smatphone' che riecheggia quella reale tra Samsung ed Apple (ed a ben vedere dai gadget usati nel film la produzione predilige quest'ultima).
Nonostante il cast di tutto rispetto (Ford, Oldman e Dreyfuss devono pur pensare alla pensione ed a pagare le bollette!) ed a giovani promesse della Hollywood prossima ventura (Hemsworth&Heard sembrano già un marchio di successo) il film naviga a vista sulla bonaccia di una desolante mancanza di idee e prospettive, arenandosi sui clichè del già visto o dell'inguardabile tra livorosi industriali socialmente pericolosi che si sfidano in un finale all'Ok Corral (Ford-Goddard dice a Oldman-Wyatt: "Fuori i cellulari,sedetevi,mettete le batterie sul tavolo!") e gli stereotipi contraddittori di un rampantismo giovanile tanto brillante quanto ricattabile. Finale consolatorio dove trionfano i buoni sentimenti (il papà che dice al figlio:"te l'avevo detto!"), la legalità (l'FBI c'è ma non si vede per quasi tutto il film) e l'amore interclassista (non si dica che non siamo liberal). Bastava pensarci prima e fare una startup!
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