Regia di Pablo Berger vedi scheda film
La riscrittura in salsa andalusa della celeberrima fiaba è una vera delizia per il palato cinefilo, in quanto nel racconto trovano posto suggestioni provenienti da ben note e riconoscibili fonti diverse: alle reminiscenze da Sangue e arena (per l’ambientazione spazio-temporale) si affiancano quelle musicali tendenti alla Carmen di Bizet; i nani (nello specifico sei), autentici Freaks, fanno da contraltare alla sadica matrigna. Ma le citazioni non devono indurre a liquidare questo film muto in bianco e nero come furba operazione studiata a tavolino; anzi, oltre il rischio commerciale a cui si espone, bisogna riconoscere al regista (anche autore della sceneggiatura) un indubbio talento nel raccontare le “nuove” peripezie della nostra protagonista, pur mantenendo l’impianto narrativo tradizionale in senso etnologico.
Questa versione spagnola, per coerenza allo spirito con cui è stata concepita, segue certi dettami della rappresentazione filmica “d’altri tempi”: così, moderni campi e piani si alternano a iris (oscuramento del quadro con diaframma aggiuntivo), dissolvenze, sovrimpressioni e cenni di montaggio analogico. Il buon esito ottenuto utilizzando le odierne attrezzature per gli espedienti tecnici del passato ha permesso, inoltre, di accentuare la componente dark propria del genere fiabesco e al contempo rendere omaggio all’imprescindibile modello disneyano, innestandovi varianti allo scopo di stupire gli spettatori grandi e piccini durante la visione.
Nel rispetto della storia originale tramandataci dai fratelli Grimm – è opportuno ricordarlo – Berger osa alzare ulteriormente il livello di drammaticità quando sulla scena appare un imbonitore che sembra il Mangiafoco collodiano, ma si comporta come quello interpretato da Peter Ustinov in Lola Montès.
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