Regia di Brian Helgeland vedi scheda film
Dal candidato all'oscar Brian Helegland (per la migliore sceneggiatura non originale con L.A. Confidential) arriva un film sportivo basato su una storia vera, attraverso il quale si evidenziano le problematiche di un Stato (gli Stati Uniti d'America) che, dopo aver sconfitto la minaccia nazista, si rivela a sua volta flagellato da vergognosi atteggiamenti razzisti a danno dei "negroes". La favola di Jackie Robinson, futura leggenda del baseball americano (mi ha ricordato, per certi versi, il racconto Blocco Billy di Stephen King), diviene motivo di riscatto e di orgoglio per tutti i colored, fin lì emarginati, costretti a entrare negli stadio da portoni riservati, esclusi dalla sala stampa e dalle squadre. Il lavoro di caratterizzazione psicologica sul personaggio, invitato a sopprimere il proprio ego così da resistere alle provocazioni, costituisce un valore aggiunto. Ottimo Harrison Ford nei panni di un presidente lungimirante che sfida l'ambiente e la federazione, del tutto refrattario ai faldoni di minacce di morte che arrivano in sede.
Tra i difetti si segnala una certa ripetività di situazioni negli scontri di gioco e negli atteggiamenti ostili dei bianchi.
Non un capolavoro, ma comunque un film che fa riflettere sulla barbaria umana e su come si possa da essa costruire una favola attraverso la quale ridisegnare il futuro. Qualche anno dopo Stephen Hopkins farà meglio con Race Il Colore della Vittoria, strutturato, sostanzialmente, sui medesimi contenuti razziali ma assai più curato nella messa in scena e più spettacolare nella regia. Film da far vedere ai ragazzini.
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