Regia di Lars von Trier vedi scheda film
Curioso cortometraggio di von Trier, sconosciuto ai più. Una sorta di operazione opposta a "Tombée de la nuit sur Shanghai" di Chantal Akerman, perché qui invece il sole sorge, dopo la terribile notte insonne di una donna che dopo un incubo risulta troppo accecata anche dalle luci più innocue. Per rimediare mette degli occhiali da sole e chiama l'amica che raggiungerà il giorno dopo in aereo. La mattina dopo può fissare nuovamente il cielo (giallo).
<<Sono così spaventata dalle cose che la luce può nascondere>>. E' chiaro che von Trier utilizza la scusa della vista danneggiata per potere giocherellare con il viraggio dei colori, che lui tanto adorava ai tempi, dopo il terribile "Elemento del crimine". Ma qui l'operazione, oltre che breve e imediata, è anche più efficace, perché con una calma e una quiete davvero insolite per il regista danese, anche del primo periodo, e senza abusare esageratamente di un linguaggio ermetico e sperimentale, realizza un bel ritratto di un "Notturno", quasi una sinfonia visiva in cui le luci diventano fonte di inquietudine, anche se più che altro le luci elettriche e artificiali (visto il beneficio finale della luce dell'alba). Per questo il paragone col corto dell'Akerman, dove Shanghai cercava di combattere il buio con le insistenti luci della città. Qui è appunto il contrario, soprattutto per questo, e non solo per il riferimento all'alba piuttosto che al tramonto. Buona regia, buoni movimenti. Una piccola opera di tutto rispetto.
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