Regia di Luigi Lo Cascio vedi scheda film
Michele, palermitano trapiantato a Siena, lavora in uno studio di architettura ed è un ecologista duro e puro ai limiti del paranoico (si spinge a raccogliere l’acqua piovana per farsi la doccia); una sera di pioggia, costretto dopo otto anni a usare un’automobile (elettrica, naturalmente), ha un incidente... Vicenda oscura, un po’ Kafka e un po’ Sciascia, che sembra non avere una morale (o almeno, non vuole esibirla): un probo cittadino, ingenuamente fiducioso nella giustizia e alieno da compromessi, si trova incastrato in un gioco pericoloso. C’è una contrapposizione stilizzata: da una parte la città ideale, ossia l’affresco con l’allegoria del buon governo di Ambrogio Lorenzetti (siamo a Siena, non a caso); dall’altra un avvocato maneggione, che ha già assistito Michele quando suo padre ha commesso una colpa innominabile e che ora conduce la storia verso un finale alla Rosi o alla Petri. Magari poteva essere omessa l’infatuazione per la studentessa d’arte, troppo didascalica nel voler mostrare le debolezze del protagonista. Un film imperfetto, ma con un certo fascino.
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