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Io sono Tony Scott, ovvero come l'Italia fece fuori il più grande clarinettista del jazz

Regia di Franco Maresco vedi scheda film

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La recensione su Io sono Tony Scott, ovvero come l'Italia fece fuori il più grande clarinettista del jazz

di mm40
6 stelle

Vita, arte, follie di Tony Scott (1921-2007), clarinettista italoamericano che ha collaborato con i più grandi del jazz, viaggiato (e suonato) in tutto il mondo, si è sposato tre volte e ha abitato a lungo, nella seconda parte della sua vita, in Italia.

 

Un documentario sterminato e ciononostante appassionante: le due ore e un quarto di Io sono Tony Scott volano via in un soffio, fra testimonianze di amici, colleghi e parenti del clarinettista, immagini di sue performance dal vivo e qualche battuta dello stesso Scott immortalata in riprese più o meno ufficiali. Tutto parte da un'intervista di Ciprì e Maresco realizzata al musicista negli ultimi anni della sua permanenza terrena; la separazione artistica fra i due registi non ha però impedito al secondo di portare comunque a termine l'opera, sebbene prolungandone la lavorazione a dismisura, per una manciata di anni. Fra i volti che passano davanti alla camera di Maresco per raccontare il loro Tony Scott, si possono segnalare quelli di Enrico Rava, Franco Cerri, Billy Taylor e ancora Dario Salvatori, Gegè Telesforo, Goffredo Fofi e Piero Chiambretti, nel cui film Ogni lasciato è perso (2000) il musicista interpretò un piccolo ruolo. Leggenda della musica jazz, Tony Scott ebbe perfino più notorietà per il carattere scontroso e imprevedibile, per la sua incapacità di rimanere fermo nello stesso posto a fare le stesse cose per più di qualche mese o anno; tre mogli, due figlie, innumerevoli cambi di residenza e, con essa, di stili musicali: per qualche tempo, nei primi anni Sessanta, vivendo in estremo oriente si applicò con assiduità alla musica del posto, venendone definitivamente contaminato e contaminandola a sua volta. Paladino dell'antirazzismo (si ritrovò più volte a essere l'unico bianco in orchestre nere), amico personale di Billie Holiday, scelto personalmente da Charlie Parker per far parte del suo ensemble, Scott trascorse i suoi ultimi decenni fra lampi di gloria (estemporanei riconoscimenti, rare serate di alto livello) e necessità lavorative che lo portarono a esibirsi in sagre rionali, balere, ristoranti (!): tutto ciò che si vede in questo documentario è vero, anche se si stenta a crederlo. Scritto da Claudia Uzzo e da Maresco, che come d'abitudine riveste anche il ruolo di voce narrante. 6/10.

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