Regia di Brad Anderson vedi scheda film
Il 911 è il numero statunitense delle chiamate d'emergenza: la pellicola ci introduce nel pieno della ricettività di segnalazioni da parte del centro di polizia che si occupa di soccorrere, scongiurare tragedie, salvare vite. Insomma un inferno, una bolgia incredibile di situazioni d'urgenza in cui operatori specializzati delle forze dell'ordine, sono chiamati ad agire d'istinto e con il buon senso che l'emergenza ispira, per evitare o contenere tragedie della follia, della delinquenza, della catteriveria e malvagità umane senza limiti.
Pur abituata ad ogni tipo di emergenza, Jordan è rimasta segnata indelebilmente dall'uccisione "in diretta" di una ragazzina da parte di un maniaco che, entrato in casa forzando l'ingresso, le ha dato la caccia in ogni stanza. Nonostante aver illuso il maniaco che la ragazza fosse sfuggita, la perdita del contatto telefonico induce la donna a commettere un grave errore che mette a repentaglio la vita della vittima. Passano i mesi e Jordan trova la forza di riprendersi, sino a quando un'altra emergenza simile alla tragedia precedente fa tornare la giovane donna nell'incubo precedente, fino a scoprire pian piano l'identità del nuovo pazzo maniaco, che presenta attitudini e stili molto simili al precedente, fino a quel momento ancora a piede libero.
Thriller inevitabilmente "telefonato", giocato tuttavia con una certa abilità su una tensione crescente e palpabile, "The call" sarà pure un filmetto usa e getta, ma dotato tuttavia di tutte le caratteristiche per far trascorrere un'ora e mezza di tensione in balia di un folle insospettabile e incatenati alle soluzioni e alle strategie astute ed ardite di una operatrice telefonica che, non potendo contare sull'azione e sul pronto intervento "fisico", si ingegna in piani tattici tostissimi per dare scacco matto al pericoloso assassino. Alla regia quel Brad Anderson piuttosto prolifico e quasi mai deludente che ha all'attivo pellicole interessanti se non belle come Session 9, L'uomo senza sonno, Vanishing on the 7th street e soprattutto il bel thriller "ferroviario" Transsiberian.
Più che Halle Berry (bellissima anche con una pettinatura a cuore che avrebbe ridicolizzato chiunque altra donna "normale") e Abigail Breslin (biondissima e strillante...ma ha le sue buone ragioni per disperarsi), efficaci e comunque adeguate ai rispettivi ruoli, da segnalare l'interpretazione inquietante di Michael Eklund, bel tipo, occhio di ghiaccio, poco noto ma già visto recentemente nel fantascientifico e deludente "The divide": il suo sguardo disperato e sadico inquieta davvero ed è la più efficace rappresentazione di come la follia possa annebbiare le menti di chiunque portando a brutalità ed orrori senza fine.
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