Regia di Luigi Zampa vedi scheda film
Fiabetta moderna con morale ultracattolica ed anticapitalista annessa. Da un soggetto zavattiano (ricusato dall'autore alla visione del film finito), con una sceneggiatura ad otto mani (Suso Cecchi D'Amico, Diego Fabbri, Vitaliano Brancati e Henri Jeanson), Zampa mette in scena questa storia di buoni sentimenti ed ideali (giustizia, lealtà, solidarietà, carità) senza alcuna incisività, trattando la blanda materia di cui l'opera è fatta in maniera leggera. Ne esce così una pellicola superficialotta, convenzionale, a senso unico, in cui il trionfo del buono è scritto fin dal primo minuto, nonostante il buono in questione sia stato - fondamentalmente - una carogna in vita. Il 'colpetto di scena' finale è abbastanza telefonato per non destare eccessiva sorpresa; per lo meno c'è Jean Gabin al centro della scena che non delude certo le aspettative. Al suo fianco, fra i nomi noti, Paola Borboni ed Antonella Lualdi, giovanissima; Eraldo Da Roma si occupa del montaggio e Nino Rota delle melodrammatiche musiche. Ma la meraviglia della vita suggerita da Frank Capra passa anni luce da qui. 4,5/10.
Un imprenditore muore in un incidente d'auto; nell'aldilà apprende che la sua avida condotta degli affari causerà il suicidio di un pover'uomo entro breve e viene rispedito in Terra per sventare l'atto. L'uomo ne approfitta per cambiare radicalmente stile di vita.
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