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Una storia moderna - L'ape regina

Regia di Marco Ferreri vedi scheda film

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La recensione su Una storia moderna - L'ape regina

di Baliverna
5 stelle

Lei gli succhia le energie, gli porta via la salute e gli ruba il lavoro. Lui la lascia fare. A tutti gli altri sta bene così. Secondo Ferreri non c'è matrimonio, né amore, né sesso.

Dopo tanti anni dalla prima volta, ho voluto rivedere questo esordio di Ferreri, che comunque mi era rimasto abbastanza impresso nella memoria. Come regia e recitazione mi pare buono, anche grazie ad un Ugo Tognazzi nei suoi anni migliori. La pellicola viene condotta senza salti dal regista, ed ha un andamento fluido. Dal punto di vista formale, quindi, problemi non ne vedo. Da quello del contenuto, invece sì.
In generale, la pellicola vuole colpire sia l'istituto matrimoniale che il ruolo e la personalità dell'uomo all'interno di esso, come del resto Ferreri continuò a fare durante tutta la sua carriera. Tuttavia, non ho capito fino a che punto sia una vicenda surreale e metaforica (la donna che prevarica sull'uomo, gli toglie le forze e a poco a poco lo mette nell'angolo), oppure una storia più o meno tipica, perché cose del genere accadrebbero.
Quanto alla prima possibilità, vediamo la moglie forte e piena di energie, che sembra succhiare quelle del marito, e vivere di quelle; questi è debole e remissivo, e ha paura persino a parlare di certi problemi con lei. Ma anche qui: si tratta di una critica al comportamento della donna, o un dito puntato sull'arrendevolezza dell'uomo? Di questa situazione, a me il colpevole sembra l'uomo, che lascia fare e non ha la forza di prendere in mano il timone.
Se penso invece ad una vicenda non metaforica ma reale, stigmatizzata dagli autori, allora brancolo nel buio. Tra tutti gli aneddoti, i pettegolezzi, le maldicenze, le impotenze e i bollori di cui si sente raccontare su mariti e mogli, non ho mai sentito niente di simile alla storia raccontata: una donna che, siccome prima si è trattenuta - così sembra suggerire la pellicola - poi diventa quasi una ninfomane che sfinisce il proprio marito. Oltre a questo, si evince l'idea che l'uomo verrebbe usato dalla donna praticamente come toro da monta, e poi buttato via, deperito e inutile. Certo che ce ne vuole di fantasia maligna per vedere il matrimonio in questo modo... Mi sembra molto più accettabile chi sostiene che uomo e donna non possono stare insieme bene e a lungo.
Mentre la donna si fa più forte, l'uomo va in deperimento, fino alle logiche conseguenze. Ed ecco raggiunto quello che secondo me è l'unico messaggio della pellicola: la rottamazione del matrimonio, in particolare di quello cattolico. Esso incombe sui personaggi come la cupola di San Pietro, simbolicamente, sulla loro casa. Questo punto mi sembra chiaro, a differenza dei tanti punti interrogativi di cui ho parlato. Mi sembra però fuori luogo l'immagine di un Ferreri femminista - come spesso si legge. Qui di femminismo non ne vedo, ma solo una concezione caustica e senza speranza dei rapporti tra uomo e donna, dove la seconda prevale e distrugge il primo. Del resto, l'idea e l'immagine della morte percorre tutto il film. La nascita del bambino alla fine non toglie niente a questa sensazione mortifera che ci troviamo addosso.
Vedere il personaggio di Tognazzi che va in deperimento nell'indifferenza generale, e senza una ragione evidente, mi ha lasciato dentro una sensazione sgradevole. Alla fine però mi chiedo: dopo aver cantato il canto funebre, cos'ha da proporre questa pellicola di diverso rispetto al condannato matrimonio? Mi pare niente. Forse ad essere fatte a pezzi sono le stesse relazioni uomo-donna, prima ancora del patto coniugale.
Per farla breve, formalmente mi sembra un buon film, ma il messaggio è confuso, troppo negativo anche per un pessimista, ed eccessivo sotto tutti gli aspetti.

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