Regia di Marco Ferreri vedi scheda film
Opera satirica, ma leggera, in cui un Ferreri ancora alle prime armi (è questo il primo film italiano, dopo l'esperienza spagnola) delinea già la sua strategia espressiva e dimostra di avere dalla sua l'originalità ed un gusto particolare, orientato verso contenuti atipici, toni lievemente polemici ed una discreta propensione al grottesco ed all'allegoria. Ovviamente fu un lavoro osteggiatissimo dalla politica e dalla Chiesa in Italia; venne tagliato e rivoluzionato tanto che oggi (46 anni dopo), abituati ormai all'esplicito, fa quasi sorridere per l'innocenza dei toni. Curioso l'impiego di Maieroni nei panni dell'anziana zia di Regina, un decennio dopo avere accettato senza alcun problema il ruolo (infamante per De Sica, che lo rifiutò clamorosamente) dello scrittore omosessuale nei Vitelloni di Fellini - dove peraltro, come qui, compariva fra i protagonisti il fratello del regista Riccardo. Tognazzi è perfetto come sempre.
Alfonso ha quarant'anni e un lavoro stabile in una concessionaria: si accasa con Regina, giovane, pudica e cattolicissima. Ma dietro l'apparenza si cela una ninfomane, che costringe l'uomo ad un tour de force sessuale in cerca di un figlio. Quando il pargolo finalmente arriva, ormai Alfonso è stremato ed in fin di vita.
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