Regia di Frank Van Passel vedi scheda film
Un villaggio delle Fiandre si chiama Madonna. Il motivo di quel nome non è chiaro, soprattutto perché i motivi potrebbero essere due. Il primo è la presenza, ad un incrocio situato nei pressi del paese, di un’imponente statua della Vergine, il cui basamento è una sorta di enorme cassetta postale, nella quale i fedeli possono imbucare lettere che nessuno mai leggerà. Il secondo è il fatto che, nel 1980, una cantante non ancora famosa, che di cognome fa Ciccone, abbia dormito nell’unica stanza dell’unico albergo del posto. Allora era una semplice ballerina, che si esibiva col cantautore francese Patrick Hernandez, e poteva dunque ben accontentarsi di una camera da letto che costituiva il passaggio obbligato per chiunque volesse usufruire dell’unico bagno presente nell’edificio. Il passato continua a vivere, in quel luogo dimenticato dal progresso, le cui specialità sono un immangiabile paté di maiale e la pratica di scavare nei campi alla ricerca dei cadaveri dei soldati morti durante la prima guerra mondiale. È proprio in quei paraggi che i tedeschi hanno lanciato, contro le trincee nemiche, il micidiale gas mostarda (meglio noto come iprite). Con questa realtà fuori dal tempo si trova a fare i conti Tony Roozen, un rappresentante di commercio giunto sul posto per reclamizzare l’ultimo ritrovato dell’ingegneria zootecnica: un robot a forma di maiale, in grado di diffondere, nelle stalle, suoni ed odori tali da indurre gli animali ad accoppiarsi. Purtroppo, come l’uomo scoprirà a proprie spese, l’allevamento dei suini è l’unica tradizione locale ad essere stata abbandonata, e quell’avveniristico generatore di prolificità resterà invenduto. In quel luogo arroccato nel proprio sonnolento anacronismo non c’è apparentemente spazio per il futuro: almeno non sembra essercene intorno a Maria Glorie, proprietaria della locanda e maestra di scuola, che continua a dissotterrare e inscatolare scheletri, facendosi aiutare dai suoi alunni. E intanto la sua bisnonna Gusta non smette di aspettare Prosper, il fidanzato che nel 1917 partì per il fronte senza farne ritorno. L’anziana donna è immobile sulla sua sedia, con lo sguardo perso nel vuoto, simbolo in carne e ossa di quell’inerzia che impedisce al sindaco di attivare il ripetitore telefonico, e al benzinaio di riaprire la stazione di servizio, chiusa in segno di protesta. Insieme a loro, anche Tony è costretto a fermarsi, tanto più che la sua macchina è rimasta impantanata in un fossato. Sarà costretto a confrontarsi con ciò che rimane, ciò che sopravvive all’ottusità di chi ha paura di andare avanti e non vuole conoscere il nuovo, perché il vecchio è troppo prezioso per essere accantonato. A quest’ultima categoria appartengono i corpi dispersi, a cui occorre dare una dignitosa sepoltura. Ma vi rientrano anche, in maniera molto meno nobile, i segreti personali, custoditi nel piedistallo di quel monumento: verità inconfessabili che, invece, è proprio meglio non disseppellire. Se il progetto di costruire una nuova strada di accesso al paese può evitare l’allargamento di quella esistente (e il conseguente spostamento della statua, con possibile fuoriuscita del suo contenuto), il cambiamento può certamente essere preferibile alla conservazione dello status quo. Un referendum dovrà decidere se dare la prevalenza a questa ipocrita adesione allo spirito di rinnovamento. Ma qualcuno, qualunque sarà l’esito del voto, ha deciso di non arrendersi. E il porcellino meccanico, snobbato e perfino deriso, ha in serbo una vendetta che impartirà a tutti la giusta lezione. Madonna’s Pig è la tipica commedia fiamminga contemporanea, che si compiace, con sapiente ironia, di mescolare dramma, caricatura e trasgressione. In questo modo dà vita ad un genere grottesco e politicamente scorretto, ma sostanzialmente indefinibile, in cui, sopratutto nel finale, non mancano i punti di contatto tra horror e romanticismo e tra fantasy ed erotismo. Una fiaba in cui i buoni sono pasticcioni ed i cattivi sono perdonati, e nella quale la felicità passa, comunque sia, attraverso il necessario ripensamento.
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