Regia di Adonis Kyrou vedi scheda film
Quale obbrobrio insulso e repellente!
Basterebbe valutare solo la durata di questa trasposizione cinematografica de “Il monaco” di Matthew G. Lewis per considerarla fallimentare a prescindere. Come possono bastare un’ora e ventinove minuti (!) per raccontare i tantissimi snodi narrativi, le molteplici vicissitudini e i numerosi personaggi i cui destini fatalmente e inaspettatamente si intrecciano lungo quelle meravigliose quattrocentotrentadue pagine che compongono uno dei più grandi capolavori letterari della Storia?
Questo film, a livello narrativo, contiene approssimativamente appena un terzo del libro. D’accordo, è giusto che una trasposizione filmica – in quanto tale – asciughi (per esigenze narrative) alcune delle parti del libro dal quale è tratta. Ma realizzare un film come quello in analisi significa compiere un sacrilegio, violare un’opera sublime che solo registi del calibro di Welles, Kubrick o Scorsese si sarebbero potuti permettere di “toccare”, non riuscendo (perché penso sia impossibile) ma perlomeno tentando di trasporre su grande schermo la grandezza del romanzo in questione, nonché il tormento e le tentazioni che caratterizzano i suoi protagonisti.
Questa versione dell’anonimo Ado Kyrou (all’unica sua prova dietro la macchina da presa, grazie a Dio) è quindi molto più di un semplice tentativo andato a vuoto: è un polpettone lento e gessato, che tenta goffamente di replicare lo stile gotico del romanzo ricorrendo a una fotografia eccessivamente buia e scura, tanto da rendere sovente ostica la visione.
Franco Nero, che nel corso della sua carriera ha incontrato alti (vette insormontabili, vedi “Django” tra i tanti) e bassi (come il film in questione, oltre all’orribile “Il cacciatore di squali”) fa quello che può, ma non porta alcun cambiamento al risultato.
Noiosissimo nonostante la modesta durata, fastidiosamente monocromatico, privo di fascino e refrattario anche alla più piccola dose di suspense (che invece era il punto di forza del libro), vive di veri e propri momenti scult, quali la comparsa del diavolo nella cripta e il finale completamente stravolto rispetto al romanzo, ambientato ai giorni nostri (!) con Franco Nero diventato Papa (!!). Trash.
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