Regia di Danny Boyle vedi scheda film
Il banditore di una grossissima casa d'aste fa sparire, con la complicità di una banda criminale, un preziosissimo quadro. Ma, a causa di un colpo ricevuto, perde la memoria: dove sarà finito il dipinto? Un'affascinante e disponibile psicologa lo aiuterà a ricordare.
Per carità, Danny Boyle non si tocca: regista competente e scaltro, che sa adoperare e mescolare in giusta misura ritmo, azione, tensione e in questo caso anche un sottile erotismo, il Nostro confeziona con In trance un prodottino valido in termini di intrattenimento ed esteticamente impeccabile o quasi. Il problema principale sta però nella trama grossolana, dagli sviluppi prevedibili e costellata di personaggi non esattamente raffinatissimi dal punto di vista logico, in primis naturalmente la psicologa-ipnotista fin troppo disponibile interpretata da Rosario Dawson; non è inutile comunque sottolineare la presenza di ulteriori ottimi elementi nel cast, che aiutano l'opera a lasciare il segno: Vincent Cassel (al cui posto inizialmente doveva esserci Michael Fassbender) e James McAvoy sono i più noti, impegnati negli altri due ruoli centrali della trama. La sceneggiatura è firmata da John Hodge e Joe Ahearne: il primo è il collaboratore ormai storico di Boyle, dai tempi di Piccoli omicidi tra amici (1994), mentre il secondo è l'autore del copione - e regista - del film per la tv britannica Trance, del 2001, da cui questa pellicola è tratta. Rispetto al precedente 127 ore (2010) per Boyle è un piccolo passo avanti, ma oltre alla conferma della sua solidità artistica c'è in effetti poco per cui gioire con In trance. 3,5/10.
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