Regia di Danny Boyle vedi scheda film
Andiamo in trance anche noi di fronte al frenetico cinemare di Boyle. Goya ci ammalia, Rembrant ci affascina, l'imbroglio ci intriga, ci viene apparentemente fornito un “quadro” completo ma anche un sufficiente numero di indizi per sospettare anche noi di quello, di questo o di quell'altro.
Di fondo il thriller cospira e coinvolge sufficientemente da non permetterti di stare a sottilizzare su eventuali buchi, strappi ed incongruenze.
Il classico “mo' te stai ad allarga'” sorge spontaneo solo in corso d'epilogo, ma i nostri neuroni si sono, nel frattempo, adagiati all'andazzo ipercinetico ed al sovraffollamento di frames che in rapida successione - ma soprattutto in elegantissima confezione splendida la fotografia, ricercatissime le soluzioni visive - dilagano dallo schermo.
Montaggio schizofrenico, musica incastonata ad arte e plot sufficientemente credibile, anche se ipnosi, e relativa dimensione psichica, permettono di scialacquare bellamente su tutti i risvolti romanzati collegati, ma anche qua merito di Boyle per aver tramato con indubbia perizia, oltretutto le castronerie più goffe le vediamo ad opera dei “fuori” trance, come se Boyle confessasse: “siamo andati coi piedi di piombo sul terreno minato dell'imperscrutabile, ma fateme sfogà sul piano dell'action puro, almeno...”
Insomma ragazzi, bando alle ciance. Il film mi è piaciuto un sacco, magari perché in corso di visione non fai in tempo a renderti conto di un casino di contraddizioni, tranne qualche grossolaneria forse evitabile assieme a sparute derive splatter; i protagonisti rappresentano un'altra bella scommessa vinta, la Rosario statueggia da par suo, continuiamo a non comprendere perché la Bellucci c'ha messo tanto a mollare Vincent Cassell, per quanto azzeccato nella parte, ma soprattutto, ricchi e sinceri complimenti a James McAvoy che si barcamena con disinvoltura in un ruolo dove Di Caprio, ad esempio, avrebbe fornito la sua bella figura da stoccafisso...
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