Espandi menu
cerca
In Trance

Regia di Danny Boyle vedi scheda film

Recensioni

L'autore

M Valdemar

M Valdemar

Iscritto dal 6 febbraio 2010 Vai al suo profilo
  • Seguaci 247
  • Post 28
  • Recensioni 582
  • Playlist 36
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su In Trance

di M Valdemar
2 stelle

Il peloso esercizio di stile di Danny Boyle.

All'ultimo, definitivo letale colpo di scena, dopo che già ce ne sono stati una buona disgustosa dozzina, quasi si stenta a credere che partano, come per grazia ricevuta, i titoli di coda. Pensi che, dopotutto, la dannata subdola presa per il culo - ché di questo si tratta - possa ancora continuare.
Non resta che uscire, anzi scappare, dalla sala. La tazza del water attende fiduciosa.

In Trance gioca d’azzardo, inganna, bara, si compiace dei suoi “ingegnosi” cianciosi espedienti narrativi, della sua elegantissima furba confezione. Ma gli arzigogoli, le finiture pregiate, i motivi fulgidi e (apparentemente) originali esistono solo sulla cornice: il contenuto non esiste, è stato strappato via da mani ansiose e menti disposte a tutto pur di celare l’assenza.
Insomma, il quadro è una somma(ria) burla.
L'irrefrenabile sequela di false verità, di ricordi (ir)reali e (ri)costruiti, di (s)composizioni psichiche andata e ritorno e ancora andata per destinazioni virtuali, di memorie inceppate interrotte in attesa di disseppellire frammenti dolorosi che però forse celano nuove menzogne e/o nuovi autentici fatti - in sintesi una chirurgica martoriata alienazione indotta per voce suadente e transfert dalle glabre labbra - costituisce una suprema finissima tortuosa orchestrazione alla quale, pur con le migliori intenzioni e concedendo le dovute attenuanti generiche, è impossibile credere. Nemmeno per un istante.
Se in Inception (più o meno giustamente tirato in ballo) il racconto si sviluppa in maniera semplice nonostante la complessità della trama dischiudendo un piano dentro un piano dentro un altro ancora e così via, nel film di Boyle i piani si contorcono, si (e ci) confondono, si masturbano a vicenda in un esaltato trastullamento che vorrebbe tanto essere intelligente e colto ed invece è un farfugliante e ingarbugliato susseguirsi di tortuosi colpi ad effetto (solo che l’effetto alla fine è quello di irritare, a livelli davvero elevati). In più - piccolissimo particolare - la pellicola di Nolan si svolge attorno a presupposti manifestamente sci-fi, laddove In Trance pretende di essere assolutamente realistica (seppure tramite le ovvie concessioni del genere di appartenenza). Fallendo.
Per Danny Boyle ogni cosa sembra ammessa: le svolte narrative, le rivelazioni, i colpi di scena potrebbero durare all’infinito, perché non sono sorretti da un solido senso logico, in quello che in definitiva risulta un accumulo specioso e ostentato di artifici, peraltro atti altresì a disinnescare le tante incongruenze; con l’assurda e autoassolutoria pretesa che, tanto, è tutta una geniale macchinazione con facoltà di onniscienza e preveggenza, quantunque partorita da banali istanze da revenge movie.
Geni(t)ale, appunto.
Quindi l’obiettivo, ambizioso, palese, di In Trance e del suo principale responsabile, è il raggiungimento della perfezione. La perfezione della vagina rasata. Come a voler essere un moderno spartiacque, un prima e dopo la Maya Desnuda di Goya del thriller.
Bersaglio mancato: quello di Mr. Boyle si rivela tutt’al più un peloso esercizio di stile.
E, per inciso, non me ne frega nulla di rivedere il film per cercare di sbrogliare i fili della matassa e illuminarmi d’immenso per le brillanti (??) soluzioni di sceneggiatura.
Così come non m’interessano le “prove” della “esitenza” registica (virtuosismi, inquadrature inclinate, andirivieni temporali e viaggi nella mente), esibita come (residuale) visione delle riflessioni sul mezzo e come (tronfio) ritratto dell’estasi trascinata e manipolata. Ancora, non m’interessano gli sfoggi fatui di cultura pittorica (le citazioni si sprecano, da Rembrandt a Caravaggio a Van Gogh e così via), le buone interpretazioni degli attori (il più coinvolto e sballottato è il povero James McAvoy), la fotografia di lusso, il montaggio coerente, la musica onnipresente - ora pulsante ora insinuante ora martellante - a sottolineare e istigare i differenti stati di alterazione psicotica.
No, le malefatte e le balle non si possono coprire né giustificare, figuriamoci perdonare.
Semmai si potrebbero (vorrebbero) cancellare, rispondendo in tal modo alla domanda che chiude il film fatta dalla magnifica munifica Rosario Dawson - la “perfezione” di cui sopra, inquadrata in primissimo piano - (e con la speranza di trovare un’altra ipnotista dello stesso meraviglioso stampo): «vuoi ricordare oppure preferisci dimenticare?».

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Ultimi commenti

  1. Carica precedenti
  2. amandagriss
    di amandagriss

    buona stroncatura, aspetto di vederlo anch'io, sono proprio incuriosita da questo film; mi piace Danny Boyle, ho apprezzato molto 127 h, 28 giorni dopo, The beach, Trainspotting, anche se il libro da cui è tratto è ben altra cosa e pure Piccoli omici tra amici che rivedo sempre volentieri, The millionaire invece mi manca, carino Millions, un saluto e grazie per il tuo punto di vista ben argomentato

  3. M Valdemar
    di M Valdemar

    Con un po' di ritardo, ti rispondo; nel frattempo l'hai visto e ho notato che a te invece è piaciuto. Andrò a leggermi con calma la tua opinione, mentre su Boyle non ho altro da da aggiungere, dal mio punto di vista ne ho già parlato fin troppo ... A dopo e ciao!

  4. LAMPUR
    di LAMPUR

    Diciamo pure che se non vieni acchiappato dagli "sfoggi fatui" difficilmente tendi ad appassionarti a questo film, iniziando già durante il corso della pellicola a fargli le pulci e cercando il "pelo" (anche se Boyle tenta di estirparlo.. eh eh..) nell'uovo. Durante la visione pensavo ad un film solo pretestuosamente analogo (visto che che pretendeva di giocare al thriller e bazzicava, anche lui, le case d'asta, come La migliore offerta, che veramente irritava all'istante per le incongruità palesi) notando che almeno Boyle un "pelino" di capacità costruttiva la impegna e comunque non ti fa gridare troppo allo scandalo perché la matassa si sbroglia si, arzigigolatamente, ma spesso, un'ottima confezione, para il colpo di un regalo non esattamente all'altezza delle aspettative...

  5. M Valdemar
    di M Valdemar

    Il parallelo era venuto anche a me, anche lì il povero sfigato protagonista un banditore d'asta, dev'essere la moda del momento ... Magari hai ragione nell'analisi dei due film, però questo mi ha fatto incavolare decisamente di più, e la bellezza della confezione a questo punto costituisce un'aggravante ...

  6. GARIBALDI1975
    di GARIBALDI1975

    Salvo solo la regia (bella e non c'è che dire) e il corpo della Rosario Dowson. Il resto può essere anche incediato ... sceneggiatura sconclusionata e che prende per i fondelli lo spettatore, senza alcuna gratificazione emotiva. Vincent Cassel è buono solo ad interpretare lo stoccafisso. Condivido la tua recensione. Ciao

    1. M Valdemar
      di M Valdemar

      A me Cassel piace, lo considero tra i migliori attori europei. Qui poteva poco, in ogni caso. Ciao.

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati

Errore:

chiudi