Regia di Danny Boyle vedi scheda film
Era indubbiamente complesso mantenere gli stessi altissimi livelli degli ultimi capolavori sfornati da Danny Boyle (penso a “Slumdog Millionaire” e “127 Ore”). In realtà il regista non sembra essere stato particolarmente intenzionato a replicarsi, realizzando - pur con maestria – un film alla fine dei conti sterile che non si potrebbe nemmeno classificare come “esercizio di stile”. Lo stile c’è, sia chiaro. Si riscontra nei numerosi episodi di Ipnosi dove il montaggio e l’inventiva del regista danno il meglio di loro, ma senza mai osare o superarsi al di là di ciò che la sceneggiatura deve aver suggerito. Ed è proprio qui, nella sceneggiatura, come nel 95% dei casi in cui un film non funziona alla perfezione, che si trova il problema (fatto quanto mai curioso se si considerano i lodevoli curricula degli sceneggiatori). Si toccano alcuni grossi argomenti senza affrontarne veramente nessuno, seppur con alti momenti di “cinema” come solo un premio Oscar può garantire: l’arte, l’amore, la fede, la fiducia, l’inganno… Ci sono parecchi scene da brivido che sembrano uscite ora dal miglior film horror, ora dal miglior film erotico, commedia, romantico, thriller, giallo… Danny Boyle ha messo l’arte in ogni sequenza (che non fosse di transizione), ma con lo spiacevole risultato di confondere lo spettatore sulle reali intenzioni della pellicola. Ne risulta infatti un film di mero (ma alto) intrattenimento, merito anche e soprattutto di una grande performance di James McAvoy e del duttile corpo [interamente(!) rasato per vanaglorioso feticismo degli sceneggiatori che volevano scandalizzare a tutti i costi] di Rosario Dawson.
Confermo dunque una certa delusione delle aspettative, che tuttavia non per forza eviteranno di farmi comprare il dvd per una seconda occhiata/chance, che il regista si merita.
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