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In Trance

Regia di Danny Boyle vedi scheda film

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La recensione su In Trance

di alan smithee
6 stelle

Due uomini e una medium (per tacer del quadro). Ecco in estrema sintesi i persnaggi coinvolti nell'ultimo film del regista premio Oscar Danny Boyle. Un giovane banditore d’asta (il secondo a distanza ravvicinata dopo il capriccioso e caratteriale collega protagonista del riuscito film di Tornatore, "La migliore offerta") con le sembianze dell’apprezzato giovane astro nascente dall'aria snob o forse semplicemente un po' superiore James McAvoy, un gangster duro e risoluto col viso spigoloso, asimmetrico, ma seducente di Vincent Cassel ,  una donna “fatale” che non passa certo inosservata (per forza! È  quella perla nera di Rosario Dawson!!) e un quadro prezioso, intrigante, che deve essere sottratto poco prima di una vendita: un Goya intitolato “Il volo delle streghe”, oggetto un furto organizzato con destrezza e nei minimi particolari.

Naturalmente, come quasi ogni film del genere "spy con furto" insegna, finendo talvolta per impantanarvisi, ognuno dei soci cerca di trarre per sé ogni vantaggio e quando Cassel scopre che il suo socio tenta di tradirlo, lo colpisce con un violento manrovescio che lo rivolta come un calzino: dopo la botta il giovane venditore dichiara di non ricordare più dove ha riposto l’opera d’arte. Sarà vero o mentirà per non pagare il dazio?Disperato (o meglio incazzato nero), il gangster ritiene di far cosa giusta nell’inviare il giovane traditore presso una avvenente psicoterapeuta, specializzata in ipnosi e nello studio degli stati di trance, con la speranza che gli attimi di tempo preziosi e dimenticati possano tornare a galla facendo luce sul destino dell'opera trafugata. Da quel momento succede di tutto e di più, forse sin troppo: la sceneggiatura, come spesso capita in questi casi in cui l’elemento inconscio prende il sopravvento su quello reale, rielabora momenti e situazioni in un turbinio di ipotesi che si avvicendano l’un l’altra producendo più che altro un caos narrativo che a mio parere convince davvero poco.

Inutile o poco saggio fare i furbetti e giocare sulle aspettative e le emozioni dello spettatore: emozioni che diventano alla fine una sequela di routine che finisce per togliere ogni sorpresa, convincendoci sempre più di trovarci di fronte ad una frittata girata e rigirata con l’intento (vano) di risultare più saporita al palato degli spettatori.

Peccato perché Boyle è un regista dinamico che gira molto bene, a cui ho sempre tendenzialmente perdonato anche le (poche) occasioni non particolarmente riuscite; oltretutto il trio in questione ricorda molto le complici rivalità del terzetto protagonista del suo folgorante esordio noir di “Piccoli omicidi tra amici”ad inizio anni '90. Qui tuttavia si scherza troppo col fuoco e si finisce inesorabilmente col bruciacchiarsi le penne. Peccato perché le atmosfere noir di base ci sono e risultano efficaci, le ambientazioni e le scene d’azione trovo siano girate con la cura ed in dinamismo che osiamo aspettarci dall'autore di Trainspotting; non manca pure la doppia scena cult del sesso nudo frontale di Rosario Dawson (depilato per un motivo ben preciso che la lambiccata storia si curerà in qualche modo di spiegare).

Poi nel tentare di portare a conclusione una vicenda che non sa più che strada prendere, ecco pioverci addosso una grandine violenta ed infinita di finali che si affannano a rendere coerente tutto il depistaggio che è stato organizzato fino a quel momento: tutto ciò è la conferma che una sceneggiatura seria dovrebbe avere più rispetto per la coerenza e per la plausibilità con cui ci si presenta davanti al pubblico, che non sempre risulta completamente ben disposto a bersi tutto ciò che gli viene sfacciatamente propinato.

 

 

 

 

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