Regia di Calvin Jackson Padget (Giorgio Ferroni) vedi scheda film
Un pistolero che si esibisce al circo, subito un trauma profondo, decide di non reagire più ad alcuna violenza. Ma, di fronte a un ragazzino indifeso, si ritroverà a cambiare idea e stile di vita.
Calvin Jackson Padget è in realtà l'italianissimo Giorgio Ferroni (che peraltro mantiene incomprensibilmente il nome anagrafico nei titoli di testa alla voce soggetto, scritto insieme ad Augusto Finocchi); nessuna fatica in ogni caso a riconoscere che si tratti di uno spaghetti western, perchè scene, costumi, recitazione e storia sono adeguatamente miseri e colmi di clichè. Va sottolineata solo la vaga spinta verso l'analisi psicologica del protagonista (tutta la vicenda si basa in sostanza su un trauma del passato che su di lui si ripercuote), variazione curiosa - per quanto qui blanda - all'interno di un filone già abusato e stantio come quello del western all'italiana nel 1968; d'altronde nella sceneggiatura licenziata dal sopra citato Finocchi e da Remigio Del Grosso è difficile avvertire altre scosse o segnali di una qualche volontà di innovare o per lo meno di cambiare (al massimo si può concedere come 'variante' poco frequente quella dell'ambientazione circense di alcune scene). Note negative-ma-non-troppo per quanto riguarda il parco interpreti: al centro del cast c'è il traballante Anthony Steffen (Antonio De Teffè), ma al suo fianco troviamo buoni/discreti caratteristi come l'immancabile Nello Pazzafini, Giovanni Cianfriglia/Ken Wood, l'inglese Richard Wyler, Massimo Righi/Max Dean, Andrea Bosic, Salvatore Borgese/Borghese; delude in maniera decisa, invece, la colonna sonora di Carlo Rustichelli. Ferroni aveva cominciato a girare negli anni '30, dopo essere stato assistente di Righelli; a fine carriera si dedicò a qualche spaghetti western, ma sempre con risultati di ben poca rilevanza. 2,5/10.
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