Regia di José Padilha vedi scheda film
Parliamo, ovviamente, di un film di puro intrattenimento e che non mira a darsi nessuna "autorialità" (la modestia è pure essa un pregio); punta ad un buon equilibrio tra azione e fantascienza, con alcuni spunti a problematiche socio-politiche anche ben inseriti.
Per questo remake ogni paragone con il precedente omonimo del 1987 è senz'altro fuori luogo per almeno tre importanti motivi:
1° - il film del 1987 aveva un'originalità irraggiungibile per qualsiasi remake successivo (chiunque l'avesse diretto); benché gli anni '80 ci avessero già introdotti nel mondo dei robot androidi (il primo Terminator è del 1984 e il successivo del 1991), effettivamente Robocop ci presenta un nuovo 'Frankenstein', un ibrido, un cyborg uomo-macchina, nella veste del 'buono';
2° - dietro al fascino del primo Robocop c'erà la direzione di uno dei registi più geniali del sci-fi-action, l'olandese Paul Verhoeven;
3° - nel corso dei precedenti due decenni Robocop (1987) ha consolidato il suo successo (intramontabile) divenendo un CULT nell'immaginario collettivo.
Premesso quanto sopra, si deve segnalare che il regista brasiliano José Padilha aveva un compito tutt'altro che facile, dove l'eccesso di effetti speciali poteva essere una facile scappatoia per non permettere il calo d'attenzione dello spettatore, che già conosce la trama. Invece il regista brasiliano, senza mai strafare, ha diretto un film ben equilibrato.
Anche l'interprete protagonista Joel Kinnaman fa il suo dovere senza sbavature, la sua notevole altezza e la fisicità filiforme, la freddezza della espressione dell'attore svedese gli permettono di non far rimpiangere gli occhi azzurri del suo collega Peter Weller.
Oltre alle buone scene d'azione, il film si regge sulla colonna vertebrale determinata dal cast di attori di indiscutibile bravura, quali Gary Oldman, Michael Keaton, Samuel L. Jackson e il meno conosciuto Jackie Earle Haley. Ma di loro approfondiremo di seguito.
Un cenno sulla trama:
Nel 2028, sono molte le nazioni che combattono le guerre civili e mantengono l'ordine pubblico tramite soldati robot, fa eccezione gli Stati Uniti d'America a causa dello scetticismo della popolazione nel lasciare la discrezionalità di un intervento di polizia alla mercé di una macchina. Questi robot sono fabbricati dalla società Omni Corp, diretta dal mefistofelico Raymond Sellars (Michael Keaton). Al fine di ammorbidire e convincere l'opinione pubblica americana sull'opportunità di adottare anche negli States l'uso di agenti di sicurezza robotizzati, viene assegnato allo scienziato Dr. Dennett Norton (Gary Oldman) il compito di sviluppare un cyborg metà umano, metà robot. L'attentato alla vita di un detective di polizia integerrimo, Alex Murphy (Joel Kinnaman), il cui corpo rimane devastato, fa di lui il candidato perfetto per eseguire l'esperimento RoboCop. Ma la fusione di uomo e macchina non produce sempre i risultati sperati dalla società produttrice; speranze che vengono irrimediabilmente compromesse quando il cyborg agente inizia ad investigare sul proprio caso di tentato omicidio.
Il film ha la sua riuscita grazie al rispetto del regista José Padilha per l'opera originale e per aver saputo modulare l'inserimento di effetti speciali, che danno il giusto contributo all'action movie. Colonna portante, però, sono il cast d'interpreti che ognuno a suo modo lancia allo spettatore qualche messaggio di denuncia:
- c'è il conduttore televisivo, un one-man-show Pat Novak (interpretato da Samuel L. Jackson), che ci ricorda come i giganti economici manipolano l'informazione dei mas media al fine di far convergere l'opinione pubblica al servizio dei propri interessi, ovviamente spregiudicatamente lucrativi;
- c'è il proprietario della Omni Corp (Michael Keaton) che ci rappresenta l'imprenditore ipertecnologico pronto a tutto per i suoi guadagni, una sorta di zelante Steve Jobs malvagio;
- c'è il 'padre' del cyborg, il moderno Dr. Frankenstein, lo scienziato interpretato da Gary Oldman che, nonostante le sue ambizioni scientifiche e lo scopo di garantirsi finanziamenti illimitati alle sue ricerche, non è disposto a soffocare la sua coscienza dinanzi a problemi di natura etica.
Insomma ci sono anche degli spunti per lo spettatore più riflessivo!
Una delle migliori scene rappresenta Robocop 'senza veli', è qui che lo spettatore vede finalmente cosa rimane di 'umano' nella carcassa metallica che contiene il detective Murphy.
Il nuovo 'Robocop' ha certamente licenza di esistere e di essere stato aggiornato. Non era semplice da dirigere, non è un capolavoro e, a differenza del suo omonimo predecessore, non cambierà la storia dell'action movie, ma è un film che si lascia gustare come pellicola di succulenta e genuina evasione.
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