Regia di José Padilha vedi scheda film
Non è un caso se la prima versione di "Robocop" realizzata da Paul Verhoven sia coeva ad altri due film, "Tetsuo: The Iron Man" di Shinya Tsukamoto, e " Total Recall" dello stesso regista olandese, tutti realizzati sul finire degli anni '80. In queste opere infatti la riflessione su un decennio di esaltazione e d' eccessi trova in giusto contraltare in una visione del mondo, generalmente distopico, in cui il progresso ha lasciato il posto ad un mondo disciplinato dal predomino della tecnica. Uno scenario disumano che il cinema trasfigura attraverso processi d'osmosi in cui l'elemento tecnologico si innesta nel ciclo vitale dell'esistenza per dare vita a "mostruose ibridazioni".
A trent'anni di distanza la nuova versione del cyborg poliziotto firmata Jose Padilha, seppur in presenza di peculiarità che aggiornano la storia ai nostri tempi (il futuro è diventato una realtà molto contigua anche se i problemi rimangono più o meno gli stessi) non può esimersi dal confrontarsi con i modelli di riferimento. Per farlo Padillha utilizza gli stessi ingredienti. Azione dunque, concitata e potente, del tipo messo in mostra nell'imperdibile "Tropa de Elite", costantemente tallonata da un discorso che cerca di ragionare sui limiti etici della scienza e sul condizionamento sociale e finanziario operato da media e corporation.
In questo senso il character di "Robocop", metà uomo e metà macchina, consente al film di sintetizzare i temi della storia quando il suo creatore, il Dr Dennet Norton (Gary Oldman), consegna la propria creatura nella mani di Raymond Sellars (Michael Keaton, redivivo), mecenate potente e pericoloso, e disposto a tutto pur di vendere al governo americano il brevetto di una scoperta che potrebbe mettere fine alla violenza che scuote il paese.
Contraddistinto da una discreta dose d'ironia che il film si porta con se attraverso le arringhe del mogul televisivo, Pat Novak, interpretato in modo sornione da Samuel L. Jackson, "Robocop" e' un prodotto d'intrattenimento che spazia tra i generi (non solo science fiction ma anche thriller e poliziesco) riuscendo a piegare effetti speciale e CG ad un percezione di verosimiglianza che si realizza grazie allo stile d'assalto (ampio uso di macchina a mano ed inquadrature strette) che e' da sempre una specialita' della casa dell'autore brasiliano. E senza fare a meno di sfruttare a pieno le potenzialità dello strumento cinematografico, come accade nei fotogrammi d'apertura, quando un jump cut invisibile equipara il punto di vista di un drone assassino a quello della televisione che riprende la strage, quasi a fare il punto, senza dare l'impressione di farlo, sulla devastante onniscenza del mezzo catodico. E poi di filmare almeno una sequenza capolavoro, quello dell'irruzione del giustiziere nel covo del nemico, in cui la discesa all' inferno ci viene fatta sentire mediante i lampi di luce che ad intermittenza squarciano il muro nero pece che caratterizza quell'ambiente. Certo alcuni snodi sono forzati, ed il protagonista non ha il carisma che ci si aspetterebbe per un operazione di questo tipo, ma forse anche qui ha prevalso la scelta di evitare che una eccessiva caratterizzazione nuocesse alla naturale ambivalenza del personaggio. E che cioè il divismo e la riconoscibilità dell'interpretazione finisse per coprire l'evidenza "dell'altra parte". Per appassionati un pò nostalgici.
(icinemaniaci.blogspot.com)
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