Regia di José Padilha vedi scheda film
Robocop è una macchina umanizzata o un uomo robotizzato? Il quesito permane anche in questo remake che ripropone l'enigma di fondo, con le ovvie attualizzazioni (gli USA, dopo aver invaso l'Iran e mantenuto il controllo su quel Paese tramite truppe robotizzate, si pongono il dubbio se sostituire i poliziotti con le macchine-robot anche in Patria).
Per chi vede questa pellicola senza aver conosciuto l'originale plot messo in scena da Paul Verhoeven nell'87, può trattasi di una storia interessante di fantascienza distopica, elegante e visivamente gradevole. Ma, per chi ha conosciuto il "primo" Robocop, il confronto è assolutamente impietoso. La storia del film del 2014 diventa stranamente intimista ma anche al contempo troppo medicalizzata (con tutte le citazioni sui neuro-ormoni o l'esibizione dei poveri residui umani del nostro Alex Murphy dopo "l'incidente" che lo ha trasfigurato). Quando invece nel film del 1987 si giocava sulla critica alla politica, alla deriva sociale del liberismo estremo, sull'uso disinvolto che i media fanno delle notizie e - cercando il sensazionalismo - mescolano il sacro e il profano (mitici i due commentatori in stile CNN che in studio alternano notizie inframezzate dalla pubblicità in uno strano e scivoloso melting-pot di realtà e finzione). E poi i personaggi di Verhoeven sono tutti sopra le righe: veramente cattivi e spietati, cinici e ambiziosi, con la lotta senza esclusione di corpi anche fra i due amministratori (il giovane yuppy e il 50enne esperto) della Omnicorp, che nella versione del '14 è sparita o meglio surrogata da una sorta di conflitto fra gli interessi medici e commerciali.
E poi in questa versione manca l'ironia... E questo per me è la colpa più grave di tutte!
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