Regia di Don Siegel vedi scheda film
Per ogni amante del genere western John Wayne rappresenta il western stesso. Forse nessun altro attore come lui è riuscito ad incarnare alla perfezione la figura del cowboy tutto d'un pezzo, spiccio nei modi ma giusto e coraggioso. Un'icona, insomma. Il suo ultimo film è stato proprio questo malinconico "The Shootist" e, mai come in questo caso, realtà e finzione si sono (purtroppo) fuse. Wayne interpreta l'anziano pistolero John B. Books, ormai stanco e malato terminale di cancro, il quale torna a Carson City per regolare i conti con tre suoi vecchi nemici (Hugh O'Brien, Richard Boone e Bill McKinney). All'epoca delle riprese Wayne era effettivamente malato grave di cancro, forse contratto durante le riprese del film "Il Conquistatore" ed anche il film stesso segna la fine di un'epoca: la storia, difatti, è ambientata a gennaio del 1901; le strade polverose di Carson City cominciano ad essere asfaltate ed il traffico si fa più intenso, per via della presenza non solo dei cavalli, ma anche dei tram e delle prime automobili (una delle quali guidata proprio dal crudele personaggio interpretato da Richard Boone). Il regista Don Siegel sembra suggerirci che, con la fine del grande Wayne, finisca automaticamente l'epopea classica del genere western. I tempi erano cambiati ed il genere era già stato destrutturato da una nuova generazione di registi ed autori, in primis Sam Pechinpah (ed il riferimento immediato va, ovviamente, a "Il Mucchio Selvaggio") e Sergio Leone (anche se altri esponenti della new Hollywood si erano già cimentati in tal senso, basti vedere i lavori di Sidney Pollack o Arthur Penn). Inoltre, il film rappresenta un'ultima reunion tra Wayne ed altri attori che hanno diviso con lui molte volte il set. A cominciare da James Stewart - medico del paese - con il quale Wayne girò il capolavoro "L'Uomo Che Uccise Liberty Valance" di John Ford (uno dei tanti capolavori di John Ford); personalmente reputo Stewart un'altra icona del genere western, come quantità e soprattutto qualità di film girati (basti pensare al suo sodalizio con il regista Anthony Mann), una specie di "rovescio della medaglia" rispetto ai personaggi di Wayne: il cowboy sempre coraggioso e mosso dai migliori ideali, ma più "umano", perchè più tormentato, mosso da maggiori dubbi. Inoltre spetta proprio a Stewart rivolgere al Duca una delle battute più significative del film: "Se fossi della sua tempra non mi arrenderei nè agli uomini nè alla Natura". Il vecchio pistolero si fa alloggiare nella pensione gestita da Lauren Bacall (già sul set con Wayne in "Oceano Rosso") e da suo figlio Ron "Happy Days" Howard; oltre che dai suoi nemici, il personaggio di Wayne deve guardarsi le spalle anche da giornalisti senza scrupoli ed ex-fidanzate ciniche ed approfittatrici (Sheree North) che vogliono speculare sulla sua morte. Il vigliacco sceriffo interpretato da Harry Morgan lo tratta con disprezzo ed anche il becchino John Carradine stipula con "il nostro eroe" un contratto pre-morte ("Chi dorme non piglia morto" è il suo tristissimo slogan). Wayne decide di affrontare i suoi rivali in duello, nel giorno del suo compleanno,all'interno di un saloon verso il quale si reca non a cavallo, ma più modestamente in tram. Anche se Wayne ha la meglio su tutti e tre, il barista lo colpisce a tradimento con una fucilata nella schiena; sarà il giovane Ron Howard, da sempre ammiratore della gesta del vecchio pistolero, a vendicarlo con la sua stessa pistola, per poi gettarla lontano, capendo di non voler seguire le sue orme. Don Siegel si dimostra anche in questo caso un regista dalla mano solida ed efficace, tralasciando qualsiasi inutile orpello nella direzione delle scene ed avendo a disposizione le interpretazioni sentite di tutto il cast. Le musiche di Elmer Bernstein, infine, incorniciano un film che rappresenta il canto del cigno di un genere cinematografico e del suo interprete più vero.
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