Regia di Fabio Grassadonia, Antonio Piazza vedi scheda film
Salvo di mestiere fa la guardia del corpo di un boss ed è anche un ottimo sicario; nella prima scena, forte di una certa rassomiglianza con Schwarzenegger, sventa un attentato e termina con bionica precisione e sangue freddo la gang rivale. Di fronte a una giovane cieca che annaspa peggio di un'invasata però la mano si ferma; preludio a un imminente riscatto. A questo punto, come per il protagonista, anche per il film comincia una nuova vita introdotta dagli estenuanti pedinamenti in soggettiva della cieca. Piazza e Grassadonia mettono ben in chiaro che “Salvo” non sarà il solito film di mafia, ma un sobrio itinerario esistenziale verso la redenzione e il sacrificio estremo che ha le sue tappe principali nella difesa di un cane maltrattato e di una donna diversamente abile. Come si vede siamo in pieno stereotipo, ma girato con una tale serietà da rendere tutto estremamente faticoso. Gli attori, abbastanza cani, non aiutano.
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